giovedì 10 febbraio 2011

A proposito della manifestazione "Se non ora quando", 13 febbraio 2011

Credo che la gran parte delle donne che scenderanno in piazza il 13 febbraio sia consapevole dei pericoli della strumentalizzazione di questa manifestazione e che, probabilmente, chi avrebbe interesse a farlo l'abbia capito. Da troppo tempo nella gestione della cosa pubblica in Italia ci si è così tanto poco occupati dei reali bisogni di questa società che si può arrivare ad avere paura dell'opinione fino ad oggi non espressa (e come avrebbe potuto? certo non con il voto!) delle persone concrete, di quelli che sono stati chiamati "i cittadini normali", e delle incognite che può rappresentare il pensiero anonimo quando si manifesta in azioni concrete.

Uno degli aspetti interessanti che alcuni degli eventi legati a questa occasione stanno dimostrando è che la realtà del mondo femminile, di moltissime donne che non scrivono sui giornali o non appaiono alla TV – e neanche ci tengono –, sia assai più complessa di ciò che presenta ciascun discorso tenutosi su questo od altro di questi strumenti di comunicazione. È forse questo l'elemento inedito che disturba: che si comincia ad avvertire la forza di un pensiero che non si esprime attraverso i giornali eppure c'è: mentre le ore passano e le comunicazioni si accavallano ci si sta accorgendo che c'è un pensiero indipendente che scorre parallelo, una corrente di molti pensieri, anzi. E di molte coscienze. Non solo femminili. Si tratta del manifestarsi di una piccola rivoluzione antropologica.

Non si andrà alla manifestazione per essere Special Ones, protagoniste, come scrive Laria Laura Rodotà. Non voglio neanche dire che sappiamo già di esserlo. Credo che non ci si debba porre questo problema. Si sono già viste troppe Special Ones. È proprio qui la differenza, la qualità specifica di ciò che sta emergendo. Esiste una differenza fra il pubblicato (sia esso in TV o sulla carta) ed il pubblico, inteso come interesse pubblico, cioè comune. Questo è, a mio avviso, il punto.

Non si tratta, come scrivono in diversi, di avere l'obiettivo di chiedere le dimissioni di Berlusconi. Si vuole qualcosa di più. Si chiedono norme e leggi vincolanti che garantiscano realmente i diritti delle donne e il rispetto della dignità di persona delle donne. Il tema dei diritti delle donne è principalmente di natura politica.

Solo in un paese come l'Italia, provinciale e moralista, può accadere, in un momento come questo, di occuparsi dei distinguo intorno alla questione "suore o puttane" o se si è contro o pro la prostituzione. Credo invece che sia finalmente giunto il momento di parlare di diritti concreti. Strano che se ne stia parlando così poco.


Con l'augurio che questa sia l'occasione da tanto attesa per farlo.


Firmato
Marina Faggioli, una cittadina normale
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani