giovedì 31 marzo 2011

Fusione Safi Quadrifoglio: operazione nell'interesse dei cittadini o della società per azioni? Il nostro comunicato stampa

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COMUNICATO STAMPA
La fusione societaria Safi Quadriglio ci viene presentata come la  soluzione per la gestione dei rifiuti nella provincia di Firenze. A nostro giudizio le cose non stanno così.
Le Amministrazioni locali da tempo hanno rinunciato a svolgere un ruolo diretto nella gestione dei servizi pubblici essenziali, lasciando la gestione dei rifiuti, acqua e trasporti a società per azioni e ricoprendo  un duplice e contraddittorio  ruolo di controllori, come amministrazioni pubbliche, e controllati come azionisti.
Il governo dell'impresa è stato assunto come modello di gestione dei servizi, quindi è prevalso l'obiettivo, legittimo per società di diritto privato, del profitto che, gioco forza, viene caricato sulle tariffe, cioè sulle tasche dei cittadini. Non c'è più spazio né funzione per i beni comuni pubblici.
Le politiche perseguite ormai da anni di aziendalizzazione e privatizzazione dei servizi locali di pubblica utilità non hanno mantenuto le promesse fatte di efficienza e risparmio: i servizi non migliorano, non abbiamo maggiore efficienza e le tariffe  aumentano in modo consistente: Publiacqua Spa., già privatizzata al 40%, in tal senso insegna. 
Pensiamo che la  fusione Safi-Quadrifoglio relegherà ancor di più le amministrazioni del Chianti  a un ruolo marginale nella gestione del servizio (il comune di Firenze detiene oltre l'80% delle quote azionarie), il controllo e la trasparenza saranno ancora più problematici e incerti, i cittadini meno tutelati.
La nuova Spa è solo l'inizio del cambiamento: presto avremo ulteriori  concentrazioni societarie finalizzate alla creazione di un gestore unico dei rifiuti per le province di Firenze Prato e Pistoia e andremo a grandi passi verso la privatizzazione almeno al 40% in vista delle gare per l'appalto della costruzione degli inceneritori (per l'impianto della Piana le grandi holding Hera e Veolia si sono già candidate).
La società avrà come obiettivo prioritario la costruzione degli impianti di incenerimento, vero e unico interesse economico di tutta l'operazione. Se l'inceneritore di Testi non fosse realizzato, i comuni del Chianti dovranno rispondere economicamente del mancato realizzo: un atto di pressione fortissimo  perché le nostre comunità accettino la costruzione dell'inceneritore di Testi. 
Sono scelte deleterie per i cittadini e per il territorio.  La futura Spa avrà grande interesse a costruire l'inceneritore. Crediamo che l'interesse della collettività, dell'ambiente e della salute, beni comuni per eccellenza, stia da un'altra parte: politiche concrete per la riduzione dei rifiuti, riuso,  riciclo e recupero dei materiali, pianificazione di area del servizio di raccolta porta a porta con tariffazione puntuale. Per queste scelte noi continueremo ad impegnarci; scelte prioritarie che sono state adottate da un numero sempre più esteso di Comuni (Capannori, Montespertoli, etc.), dimostrandone così i vantaggi in termini economici, ambientali e occupazionali.
La realtà è che queste società sono sempre più distanti dai territori, sempre più attente  al profitto e alla creazioni di posizioni di potere per i politici, sempre meno finalizzate a rappresentare l'interesse della collettività. 
Ci dovremmo invece orientare verso modelli innovativi di “pubblico partecipato”, recuperando la centralità del soggetto pubblico in questioni centrali per la vita e il benessere delle popolazioni.



2 aprile: manifestazione a Roma e in tante piazze italiane per dire NO alla guerra

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APPELLO COORDINAMENTO 2 APRILE
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questi giorni hanno sentito la necessità, attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce
       CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA
PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI
     PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI
CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI,
LE REPRESSIONI IN CORSO
   PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE

 CHIEDONO
LO STOP AI BOMBARDAMENTI E IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA
per fermare la guerra, la repressione ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.
IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PARTECIPAZIONE ATTIVA A ROMA E IN TANTE PIAZZE D'ITALIA.
A partire da quella data ci impegniamo a dar vita ad un percorso diffuso sul territorio di mobilitazioni, iniziative, informazione, assemblee, incontri e solidarietà con i movimenti dei paesi arabi.

per adesioni: coordinamento2aprile@gmail.com
Prime adesioni:
Arci, Action, Associazione Ya Basta Italia, Associazione per il rinnovamento della sinistra, Associazione per la pace, A Sud, Attac Italia, AteneinRivolta, Comitato Fiorentino Fermiamo la guerra, Cobas, Democrazia Chilometro Zero, Emergency, ESC, FIOM–CGIL, Gruppo Abele, Horus Project, Lega diritti dei Popoli, Legambiente, Libera, Lunaria, Mediterranea, Rete@Sinistra, Rete della Conoscenza, Rete Romana Solidarietà al Popolo Palestinese, Rete Studenti Medi, Sinistra Euromediterranea, Stryke-Yomigro, UDU, Un ponte per
FedS, FGCI, GC, PCdL, PdCI, Prc, Sinistra Critica, Se

Acqua o nucleare, la logica è la stessa, di Ugo Mattei

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Sovente ripetiamo che per poter essere difesi i beni comuni devono essere riconosciuti come tali e che per riconoscerli occorre praticare il pensiero critico. Per esempio, tutti diamo per scontato che la terra sia ferma perché è proprio la terraferma ad averci garantito la possibilità di sviluppare il nostro modello di vita stanziale. La sismicità è rimossa dalla collettività, ma chi ha responsabilità di governo del bene comune «territorio» deve necessariamente tenerne conto. Male gestisce i beni comuni chi miri al profitto o alla concentrazione del potere, ed è per questo che essi devono essere governati in modo partecipato e diffuso da quanti ne assorbono i benefici e ne subiscono i costi. In questo modo, i beni comuni non rispondono alla logica della produzione ma, guardando alla sostenibilità di lungo periodo (ossia anche all' interesse delle generazioni future) devono rispondere alla logica della riproduzione: la logica eco-logica che è qualitativa e non quantitativa. 
Chi mira al profitto e alla concentrazione del potere investe in modo sostanziale nell'occultamento dei beni comuni, proprio perché profitto privato e potere politico si soddisfano entrambi nel loro saccheggio. È interesse convergente tanto del potere economico quanto di quello politico, che ne è sempre più servo, indebolirne le difese democratiche (come per esempio il referendum). I beni comuni divengono molto più facilmente riconoscibili quando posti a rischio letale e la loro emersione pubblica ne facilita enormemente la difesa. In questi momenti , il potere mette in campo, disordinatamente, ogni possibile tattica per occultare la verità. 
Queste considerazioni solo apparentemente astratte ci consentono di interpretare e di ridurre ad unità il dibattito politico di questi giorni. Un certo senso di tranquillità si era impadronito dell'opinione pubblica meno critica di fronte all'opzione nucleare, sebbene questa sia il principale paradigma della concentrazione estrema del potere non democratico nella società tecnologica «avanzata». L'opzione nucleare infatti non solo concentra gli investimenti energetici incanalando il patrimonio pubblico in una sola direzione, ma soprattutto richiede la costruzione di un imponente apparato poliziesco per evitare che il materiale radioattivo finisca nelle «mani sbagliate». In nome della sicurezza nucleare, siamo pronti ad accettare qualsiasi limitazione della libertà personale ed è inevitabile la militarizzazione di ampie porzioni del territorio circostante alle centrali. Paradossalmente, è la stessa portata micidialmente globale delle conseguenze di un disastro nucleare ad incentivare questa politica suicida. Proprio come nella famosa «tragedia dei comuni». Si ripete spesso che «tanto le centrali ci sono già in Francia e Svizzera e quindi il rischio c'è lo stesso e noi non ne traiamo alcun beneficio». 
Un tale atteggiamento egoistico, nazionalistico e di breve periodo spiega l'atteggiamento irresponsabile del governo italiano che così incrementa (a scopo di profitto e potere) il letale rischio per il nostro pianeta vivo, bene comune per eccellenza. La fede incrollabile nella tecnologia, gonfiata ad arte dal capitale, porta i più a bere la propaganda nuclearista di Veronesi, e si ripete lo spettacolo deprimente di Chicco Testa (ex presidente di Legambiente) che in televisione sdottora di terza e quarta generazione di centrali.
Ammettiamolo: se non ci fosse stato lo tsunami giapponese, al referendum sul nucleare saremmo stati forse perfino sotto il 20%, ma del resto anche quello scorso si vinse solo «grazie» a Chernobyl. In effetti, perfino molti fra quanti si sono battuti per il referendum sull'acqua pubblica non vedevano bene quello sul nucleare, pensando che ci avrebbe «fatto perdere». La tattica (vincere sull'acqua) stava facendo premio sulla strategia (invertire la rotta rispetto ad un modello di sviluppo suicida). Ecco oggi un esempio (molto comune in politica) di eterogenesi dei fini, perché sarà proprio il nucleare a motivare adesso la partecipazione alle urne. Ecco soprattutto beni comuni emergere prepotenti e visibili durante un emergenza che scuote (letteralmente) le false certezze ed illusioni della modernità. 
La certezze che la tecnologia possa rendere sicuro il nucleare, un dato tanto vero quanto il fatto che la terraferma sitia ferma. L'incidente giapponese mostra come diritto e politica dovrebbero garantire un bene comune fondamentale come la sicurezza di tutti nei confronti delle conseguenze delle fughe in avanti della mitologia progressista (ciò è vero oggi in Italia rispetto a Enel Edf che vogliono fare le centrali come era vero rispetto alla Bp che ha devastato il golfo del Messico). Soprattutto esso indica come, in prospettiva ecologica, si debba apprezzare la natura dell'energia come un bene comune globale. Essa va governata nell'interesse della ri-produzione e non in quello della produzione, evitando così ogni «tragedia» dettata dall'egoismo e dalla logica di breve periodo, sia essa pubblica o privata. Per questo il nucleare va respinto e per questo dobbiamo unire ogni sforzo in questa battaglia referendaria. Respingere il nucleare significa scommettere sulla produzione diffusa ed ecologica di energia, sulla diffusione del potere e dunque sulla democrazia e sui beni comuni. Proprio come per l'acqua.
Alla luce dei beni comuni il referendum sul nucleare e quelli sull'acqua sono accomunati da una medesima logica. Occorre invertire la rotta rispetto alla false certezze del pensiero unico; denunciare una classe dirigente irresponsabile e corrotta dalla concentrazione e dalla commistione del potere politico con quello economico; aprire gli occhi rispetto all' ipnosi colettiva che per anni è stata prodotta da strategie culturali volte a occultare i beni comuni a fini di saccheggio. Occorre cominciare a pensare in modo ecologico e sistemico. La piena consapevolezza di come l'interesse comune non possa coincidere con quello dello Stato deve essere assolutamente raggiunta per far risorgere la democrazia. Ciò è assai importante nella giornata in cui le celebrazioni dei 150 anni dall'unità d'Italia producono inevitabilmente confusione fra quanto è comune agli italiani (da decine di secoli) e quanto è Stato (da appena un secolo e mezzo). Ma qui si fonda la distinzione fra identità culturale e patriottismo, quest'ultimo sempre un po' fascisteggiante. 
Altro esempio di questi giorni. il patrimonio pubblico non appartiene allo Stato ma a tutti noi. Il governo in carica deve amministrarlo nell'interesse di tutti e non dilapidarlo in quello proprio, anche se politico. Ogni sua scelta di gestione deve essere giustificabile ed «imparziale». C'è quindi un dovere civile di tutti noi ad indignarci per la decisione di respingere l'election day, sperperando 300 milioni in un momento di grande crisi. La Costituzione non può consentirlo, quali che possano essere gli argomenti formalisti dietro cui troppo spesso si nasconde la cosiddetta cultura giuridica. Dobbiamo porre il governo ma anche la Corte Costituzionale e le altre magistrature di fronte al dovere di fermare questa vergogna, anch'essa figlia della confusione fra Stato e bene comune.

FONTE: Il manifesto, 18 marzo 2011


    

martedì 29 marzo 2011

Acqua, ecco come con i privati salgono i prezzi

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di Salvatore Cannavò

Il corteo del “popolo dell’acqua” ha aperto la campagna referendaria che porterà al voto del 12 e il 13 giugno. Quel referendum è stato garantito da oltre un milione e quattrocentomila firme che hanno passato il vaglio della Corte di cassazione e della Corte costituzionale (un analogo referendum presentato dall’Idv è stato invece bocciato). Spiega al Fatto Quotidiano Marco Bersani, uno dei promotori del referendum: “Questa è una battaglia dei cittadini contro i poteri forti”.
Da quando l’acqua è stata messa a disposizione di società per azioni, siano esse private, pubbliche o miste privato-pubblico, il suo scopo è diventato, naturalmente, quello di produrre degli utili e di creare dividendi per gli azionisti. “Ma gli effetti di questa logica – spiega Bersani – sono tutti socialmente dannosi”. Perché gli utili derivano da “aumento delle tariffe, riduzione del costo del lavoro, riduzione della qualità del servizio, aumento dei consumi di acqua”. Secondo i dati del Co.n.vi.ri., il Comitato ministeriale di Vigilanza sulle Risorse idriche e del centro Civicum di Mediobanca, negli ultimi dieci anni le tariffe sono aumentate del 68 per cento mentre l’inflazione solo del 21. Da quando esistono le Spa, l’occupazione del settore si è ridotta del 15-20 per cento con un’impennata della precarizzazione. “Si potrebbe sostenere Bersani – che si sia trattato di una riduzione dei privilegi delle aziende pubbliche, ma in questo caso il fenomeno si sarebbe dovuto limitare ai primi anni di privatizzazione. Invece non accenna a fermarsi”. 
Dicono i fautori delle privatizzazioni: lo Stato non ha un soldo, la rete idrica italiana è allo stremo, i privati portano soldi, investimenti, servizi migliori. Ai promotori del referendum, infatti, viene contestato in particolare il secondo quesito, quello che abroga la norma secondo la quale le tariffe vengono integrate per remunerare in forma adeguata il capitale investito. Insomma, profitti sicuri garantiti dalle bollette dei cittadini. Bersani prende ancora i dati del Co.n.vi.ri.: “Nel decennio precedente alla legge Galli, dal 1986 al 1995, gli investimenti erano 2 miliardi di euro l’anno. In quello successivo sono crollati a 700 milioni”. Il movimento referendario ha una linea sul finanziamento degli investimenti idrici: “Per ammodernare la rete servono 40 miliardi in venti anni, 2 miliardi all’anno”. Almeno 1 miliardo potrebbe essere recuperato dalla riduzione delle spese militari, poi c’è l’ipotesi del “prestito irredimibile”, una somma versata dai cittadini allo Stato in cambio di un interesse del 6,5 per cento per un numero di anni da definire.
L’Italia è tra i paesi che consumano più acqua, che utilizzano moltissima acqua minerale in cui “esiste una tendenza culturale al consumo dell’acqua e quindi se non si fanno campagne mirate non si producono risparmi”. Da quando esistono le Spa sono aumentati tra il 17 e il 20 per cento all’anno e la tendenza resta di crescita. 
Ma allora sono meglio i “carrozzoni pubblici”, le Acea controllate da giunte come quella di Alemanno che si è distinta per la parentopoli all’Ama o all’Atac? “In realtà, risponde Bersani, indipendentemente dal capitale pubblico, chi controlla e gestisce un’azienda idrica sono i privati che compongono il Cda al di là delle loro quote azionarie. Chi ha deciso gli investimenti dell’Acea in Armenia, Albania, Perù, Santo Do-mingo, Honduras? I cittadini romani non ne sanno nulla”. E quindi il problema è anche quello di migliorare la democrazia, controllare le decisioni, passare da organismi nominati a organismi democraticamente eletti. 
Per cercare di far crescere l’attenzione il movimento referendario sta per lanciare la campagna delle “Bandiere dell’acqua appese ai balconi” (un lenzuolo azzurro con il simbolo dei 2 Sì), un modo per far crescere il passaparola. Si sono poi inventati una sottoscrizione originale: se il quorum sarà raggiunto il Comitato beneficerà del rimborso elettorale e quindi i cittadini che avranno sottoscritto si vedranno restituire i soldi.

Il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

Libia: da Emergency a Libera, no a guerra, sì a diritti umani

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LIBIA: PACIFISTI, NO GUERRA SI' DIRITTI UMANI
DA EMERGENCY A LIBERA, CORRIDOIO UMANITARIO E COMANDO ONU
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - No all'intervento militare in Libia, ridare la parola alla politica: è un grido unanime quello che proviene dalle associazioni dei pacifisti e dalle organizzazioni umanitarie italiane, che chiedono l'apertura immediata di un corridoio per portare assistenza alla popolazione libica. "Nessuna guerra può essere umanitaria" sostiene Emergency. L'organizzazione di Gino Strada è in prima fila nel chiedere che si riprenda il dialogo, anche attraverso l'invio di ispettori delle Nazioni Unite e di osservatori della comunità internazionale e l'apertura immediata di un corridoio umanitario per portare assistenza alla popolazione libica. L'Italia non doveva e non deve bombardare, fa eco Flavio Lotti, della Tavola della pace, che chiede di "cambiare subito rotta". L'iniziativa militare contro Gheddafi, secondo Lotti, è stata "assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto. Si poteva iniziare in modo peggiore?". Ora l'Italia "ha una sola grande missione da compiere: fermare l'escalation della violenza, togliere rapidamente la parola alle armi e ridarla alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli per trovare una soluzione pacifica e sostenibile. L'Italia deve diventare il crocevia dell'impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo". Uno stop all'escalation che chiede anche Libera, associazione contro le mafie fondata da don Ciotti: "c'è un Nord Africa che coraggiosamente sta cercando di rialzare la testa, prova a riscattarsi da decenni di oppressione, disuguaglianze e bugie e come contraltare assistiamo alla debolezza delle politica, che in Italia e in Europa si preoccupa soprattutto di presidiare le frontiere alzando lo spettro delle 'invasioni barbariche'". Una condanna senza mezzi termini dell'intervento militare giunge anche da Pax Christi, che chiede di "operare in ogni ambito possibile di confronto e di dialogo perché si faccia ogni sforzo così che l'attuale attacco armato non diventi anche una guerra di religione". Mentre per il presidente delle Acli, Andrea Olivero, "il comando delle operazioni in Libia deve passare il prima possibile all'Onu: solo le Nazioni Unite possono garantire la trasparenza e la legittimità internazionale di un intervento che sia davvero e solamente a scopi umanitari". (ANSA).

Bilancio di previsione 2011 e triennale 2011-2013 Comune San Casciano Val di Pesa: le motivazioni del nostro voto contrario

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Le Amministrazioni locali sono in grande difficoltà finanziaria per i tagli alle risorse decisi dal governo nazionale. Proprio per questo sarebbe stato necessario un ripensamento sulle scelte politiche complessive e sugli strumenti di attuazione che si scelgono. Questo stanno facendo numerosi comuni virtuosi che hanno messo al centro della loro azione amministrativa  la difesa del territorio e dei beni comuni, quali patrimonio della collettività, garantendo la partecipazione attiva e non consuntiva dei cittadini alle  scelte, anche difficili, da operare nella gestione delle risorse.
Non vediamo questa impostazione di fondo nel bilancio di previsione del Comune di San Casciano.
Nelle entrate la voce “permessi di costruzione” è molto alta (anche se in flessione per la generale crisi dell'edilizia) e incide per il 65% sulla spesa corrente. Il dato è preoccupante ed è evidente,         tanto più in questo momento di grave crisi, quanto pesi negativamente questa consolidata scelta politica delle Amministrazioni locali di reperire risorse contando sulla cementificazione del territorio: si è instaurato da tempo un meccanismo perverso per cui si considera “normale” finanziare i servizi tramite l'uso e l'abuso del consumo di suolo.
L'altro dato assolutamente negativo è la scelta di alienare parte del patrimonio pubblico per garantire, si dice, il pareggio di bilancio. Abbiamo allora l'alienazione di un terreno a La Romola e della ex scuola di Chiesanuova. Nel 2012-2013 sono previste l'alienazione di un altro terreno a Cerbaia e di parte  del cantiere comunale. Sono scelte sbagliate e miopi: l'anno prossimo, che pare di capire non sarà certo migliore, cosa si inventeranno? Sulle potenzialità edificatorie e l'alienazione del patrimonio si gioca una partita decisiva per la gestione del territorio. Continuiamo a sostenere che occorre svincolare il futuro del territorio dalle esigenze di bilancio, pensare cos'è giusto tutelare, puntare a fermare il consumo di suolo che non può essere più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali. Invece si vendono terreni e immobili, cambiando la destinazione d'uso (da agricolo a edificabile, da destinazione pubblica a residenziale) così avremo ancora tanti bei appartamenti e varianti urbanistiche: così si tutela davvero la collettività?
Fermare il consumo di suolo non vuol dire fermare l'economia. Se il soggetto pubblico indirizza l'urbanistica verso il recupero, il mercato si adegua. Ma ancora il Comune di San Casciano non ha approvato il Regolamento Urbanistico: si va avanti con varianti al Piano Regolatore. Ma, ad esempio, sappiamo quanti sono gli immobili inutilizzati nel nostro comune? Ovviamente no, non è stata fatta alcuna ricognizione; in ogni caso si prevede con il prossimo RU una “limitata espansione edilizia” che ancora non si riesce a tradurre in dato concreto, a cui dovremo aggiungere tutto ciò che rimane da edificare secondo il PRG: presumibilmente non sarà poco, intanto comunque continuiamo con le varianti...
L'altro grande capitolo di dissenso profondo non lo troviamo nel bilancio di previsione, per il semplice motivo che la gestione di servizi essenziali per i cittadini come acqua e rifiuti non sono più gestiti dall'Amministrazione. Si parla di servizi locali che vengono gestiti da tempo attraverso società per azioni, pubbliche o miste. Negli anni le SPA hanno sottratto beni comuni, soldi e democrazia ai cittadini e ai territori. Su questo tema occorre aprire un capitolo nuovo: questi sono beni comuni che devono tornare nella piena disponibilità, gestione e controllo delle comunità locali. Per una questione di democrazia e di trasparenza. Le Spa non possono rappresentare il futuro per i servizi di pubblica utilità. Sono imprese di diritto privato e come tali perseguono l'obiettivo, legittimo, del profitto, che viene assicurato tramite le tariffe, cioè le tasche dei cittadini.
20 e più anni di aziendalizzazione, privatizzazione e false liberalizzazioni hanno dimostrato che le promesse di efficienza e risparmio non sono state mantenute: peggiore qualità dei servizi, aumento della precarizzazione del lavoro e aumento consistente delle tariffe. I consigli comunali svolgono un ruolo di “ratificatori” di bilanci societari, cambi azionari, dismissioni, perdono il ruolo di indirizzo politico e di tutela dell'equità sociale. Non si rappresentano così gli interessi collettivi.
Possiamo parlare di Publiacqua, privatizzata al 40% (Acea e Suez). Gli effetti della privatizzazione sono  evidenti: anche se formalmente la maggioranza azionaria rimane in mano al “pubblico”, non sfugge a nessuno che la gestione vera, e dunque il controllo societario e le scelte industriali, sono espressione diretta degli interessi del socio industriale, non delle amministrazioni pubbliche.
Con Publiacqua privatizzata abbiamo raggiunto il primato di avere l'acqua più cara d'Italia, negli anni 2008-2010 abbiamo avuto aumenti del 40%. Nel 2011 abbiamo aumenti della quota fissa di oltre il 6% e aumenti ben più  consistenti nella parte variabile, e sono certi aumenti nei prossimi anni. Che dire poi della storia incredibile dell'aumento della cauzione (vera e propria gabella) imposta da Publiacqua... Chi difende i diritti dei cittadini? Forse i sindaci in quanto controllori tramite gli organismi degli Ato? Forse i rappresentanti dei soci pubblici nel soggetto gestore? Le domande sono retoriche... Così come è intollerabile che Publiacqua spa, all'insaputa dell'Ato3, quindi dei sindaci e dei consigli comunali, stia procedendo a cessioni di rami d'azienda, costituzione di aziende di scopo, in probabile, se non certa violazione degli atti di concessione, legislazione di settore, diritti dei lavoratori: emblematico il caso di “Ingegnerie Toscane”.
Possiamo anche parlare di Safi Quadrifoglio Spa e quindi di gestione dei rifiuti. Abbiamo una fusione societaria che è solo il primo passo verso concentrazioni maggiori, in previsione della privatizzazione della società almeno al 40%. Abbiamo criticato questa fusione, penalizzante per i comuni del Chianti, finalizzata essenzialmente alla costruzione e gestione degli  inceneritori previsti, per il Chianti ovviamente l' inceneritore di Testi. Intanto insieme al bilancio di previsione comunale è stato approvato il piano finanziario di Safi Spa per il 2011 che  comporterà un aumento medio della tariffa del 7%: un piano finanziario che non indica una pianificazione di area della raccolta differenziata “porta a porta” che quindi rimane un servizio
sperimentale, senza investimenti e strumenti specifici di attuazione; che non utilizza l'impianto di compostaggio di Ponterotto che continua a rimanere chiuso e inutilizzato. Non pare proprio che le politiche che noi abbiamo sempre indicato come prioritarie -riduzione dei rifiuti, riuso e riciclo dei materiali- siano all'ordine del giorno del gestore! Si continuano ad utilizzare le discariche e l'unico obiettivo vero delle spa che gestiscono i rifiuti è la realizzazione degli inceneritori, impianti dannosi e diseconomici. Non vediamo l'interesse pubblico in queste scelte!
Il gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista è in Consiglio Comunale per rappresentare obiettivi e scelte diverse.
Il concetto di “benessere” andrebbe ridefinito da ciascuno di noi e le istituzioni dovranno sempre più misurarsi con questo tema cruciale. Francesco Gesualdi nel suo saggio “L'altra via, dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazietà” ben ci spiega la necessità di riformulare il nostro sistema economico, per un'economia che tuteli i diritti e i beni comuni, quindi il ruolo prioritario che le Amministrazioni locali potrebbero avere in questo processo di cambiamento.
Il PIL cresce molto se facciamo una colata di cemento in un campo agricolo o se privatizziamo un servizio in più. Invece il PIL si muove appena se quello stesso campo è coltivato a ortaggi da pensionati per un gruppo di acquisto solidale o se viene garantita la fornitura dell'acqua anche a chi è moroso per necessità, venendo meno alla logica del profitto della Spa di turno. Qui sta la differenza fondamentale. 
Noi cerchiamo di rappresentare gli interessi della collettività, avendo come obiettivo la salvaguardia del territorio, bene comune per eccellenza, dei diritti inalienabili e della equità sociale che possono e potranno essere garantiti solo se saremo capaci di operare un profondo cambiamento nella gestione della cosa pubblica e se in generale si riuscirà a prospettare un progetto di società che sappia garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali nel rispetto della capacità di tenuta del pianeta, dei suoi equilibri naturali, dei suoi tempi di rinnovamento, rivedendo in profondità non solo come produrre, ma anche cosa e quanto produrre. Stiamo cercando di dare un piccolo contributo  proprio in questo senso, quindi esprimiamo un voto contrario al bilancio di previsione e alle scelte complessive che l'Amministrazione sta portando avanti sui servizi di pubblica utilità.

venerdì 25 marzo 2011

Domanda di attualità sul trasporto pubblico: la risposta dell'assessore Masi

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Ebbene, i disservizi che abbiamo definito “incredibili” nella nostra domanda di attualità sono stati considerati dall'assessore “inevitabili”. Gli orari, ha spiegato, sono via via aggiornati mensilmente e non è possibile l'adeguamento per le bacheche delle fermate.
L'assessore ha confermato gli aumenti a partire dal 1° aprile e ha considerati anche questi “inevitabili” dato che le tariffe non subivano incrementi dal 2006.
La Regione Toscana partirà con una revisione del servizio, per arrivare nel 2012 ad un'unica gara di ambito regionale per l'affidamento del servizio (ferro e gomma). Per questo l'Amministrazione comunale intende aprire un osservatorio per monitorare il servizio e raccogliere le esigenze che i cittadini vorranno evidenziare.
Da non credere, dopo oltre tre mesi l'azienda non è in grado di aggiornare progressivamente la mappa delle linee degli autobus....Gli orari non ci sono e non ci saranno chissà per quanto! Possiamo davvero dire oltre al danno anche la beffa! E purtroppo dobbiamo constatare che l'Amministrazione di San Casciano considera quasi normale ciò che sta accadendo e quindi non ritiene possibile intervenire presso l'azienda per trovare una soluzione al problema!
Per gli aumenti consideriamo ingiusto che siano fortemente penalizzati gli utenti abituali, studenti e pendolari, che già devono sostenere un peggioramento notevole del servizio a causa dei tagli dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni.
Proprio nella prospettiva di una revisione complessiva del servizio a livello regionale, occorre ribadire la centralità e la priorità del trasporto pubblico rispetto a quello privato. Se vogliamo incentivare l'uso del mezzo pubblico si deve puntar sulla qualità del servizio ed elaborare un piano di area, anche proponendo soluzioni innovative: collegamenti intensivi con le frazioni, l'introduzione di mezzi alternativi come le auto “a chiamata” o “a condivisione”.
Finora gli investimenti hanno favorito essenzialmente l'uso del mezzo privato (strade, circonvallazioni, parcheggi). Occorre un'inversione di tendenza. Sarebbe auspicabile che la stessa mobilitazione espressa dall'amministrazione di San Casciano e dagli altri comuni del Chianti per il temuto pedaggiamento dell'Autopalio, fosse visibile per difendere e rilanciare il servizio di trasporto pubblico: questa sì sarebbe una scelta virtuosa e lungimirante nell'interesse del territorio e dei cittadini.

Vota SI al referendum per l'acqua bene comune: 26 marzo manifestazione Nazionale a Roma

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COME PRENOTARE POSTI BUS
DA OGNI PROVINCIA DELLA TOSCANA

Lista aggiornata al 21 Marzo 2011 ore 15,30

Manifestazione Naz. Roma Sab. 26 Marzo

Prenotazione Posti Bus

LISTA AGGIORNATA A LUN. 21 Marzo 2011 ore 15,30
ALL’ATTO DELLA PRENOTAZIONE SI RICHIEDE CORTESEMENTE DI INDICARE NOME, CELL E MAIL SINGOLA PERSONA PRENOTATA (info utili per comunicare tempestivamente eventuali news di servizio)


PROVINCIA AREZZO

Partenza da Arezzo
x prenotazioni cell. 329/4039919 begin_of_the_skype_highlighting              329/4039919      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA FIRENZE
Partenze da FIRENZE
Vettore 1 x prenotazione cell. 338/2082897 begin_of_the_skype_highlighting              338/2082897      end_of_the_skype_highlighting mail ldantonio@libero.it
Vettore 2 x prenotazione cell. 3290908066 mail manifestazioneacqua@gmail.com

Partenze da EMPOLI - CASTELFIORENTINO - CERTALDO
x prenotazioni Arci 0571 80516 begin_of_the_skype_highlighting              0571 80516      end_of_the_skype_highlighting / Andrea cell. 333/9192726 begin_of_the_skype_highlighting              333/9192726      end_of_the_skype_highlighting o mail si.acquabenecomune.empoli@gmail.com

PROVINCIA GROSSETO

Partenza da Grosseto
COLLETTIVE IN TRENO x info silvano.brandi@hotmail.it

PROVINCIA LIVORNO

Partenze da Donoratico - Follonica
x prenotazioni Arci 056/5221310 begin_of_the_skype_highlighting              056/5221310      end_of_the_skype_highlighting - cell. 339/8018138 begin_of_the_skype_highlighting              339/8018138      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA LUCCA

Partenze da LUCCA e CAPANNORI
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PROVINCIA MASSA CARRARA

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PROVINCIA PISA

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PROVINCIA DI PRATO

Partenze da PRATO
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PROVINCIA DI SIENA

Partenze Poggibonsi, Colle val d’Elsa, Siena, Castelnuovo Berardenga, Rapolano, Val di Chiana-Betolle, Chiusi
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Caos alle fermate degli autobus. Orari vecchi o inesistenti: proteste

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La Nazione, 20marzo 2011


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Trasporto pubblico, indietro tutta

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Il Nuovo Corriere di Firenze, 20 marzo 2011
Domanda di attualità presentata in Consiglio Comunale da Laboratorio per un'altra S.Casciano/PRC
"Corse tagliate, biglietti più cari da aprile e i cittadini non sono informati"
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mercoledì 23 marzo 2011

Publiacqua non calcola correttamente i conguagli e viene bocciata anche dal CO.N.VI.R.I.

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Nella seduta del 24 febbraio la Commissione Nazionale per la Vigilanza sulle risorse Idriche (Co.N.Vi.R.I) ha espresso un parere in cui dichiara non corrette le modalità con cui Publiacqua risulta abbia provveduto alla fatturazione dell’acqua nel periodo 2002-2006, agli abitanti dei Comuni del Chianti fiorentino, tra cui quello di San Casciano VP.
La questione riguarda la mancata applicazione del cosiddetto “conguaglio annuale” per le tariffe del servizio di fornitura di acqua, ovviamente a svantaggio degli utenti.
Publiacqua non volendo riconoscere la fondatezza di quelle motivazioni, ha presentato un quesito alla Commissione nazionale (Co.N.Vi.R.I), ma l’esito non è stato favorevole.
Ecco il passaggio conclusivo della Commissione Nazionale: “...in omaggio al principio fondamentale della uguaglianza ed imparzialità di trattamento di utenti domestici dello stesso ambito serviti dallo stesso gestore, seppur in regime tariffario differente, si ritiene che la modalità di bollettazione da adottare, e quindi da riconoscere anche per il passato agli utenti dei sei comuni in questione, non possa essere che quella che considera l'annualità quale base temporale di riferimento degli scaglioni tariffari”.
Identico giudizio era stato precedentemente espresso anche da AATO3, l'Autorità di Ambito Territoriale Ottimale, che in data 6 novembre 2009 si pronunciava sottolineando che “...la mancata applicazione del conguaglio annuo ha potuto portare all'applicazione di tariffe superiori rispetto a quanto imputabile in base all'applicazione degli scaglioni annuali di consumo se pur per cifre modeste”.
Se per ogni utente si tratterebbe di “cifre modeste”in ogni caso la somma relativa all’insieme degli utenti a livello comunale e dei comuni del Chianti può essere di rilievo, e comunque si tratta di affermare un principio di giustizia e equità.
Adesso Publiacqua deve rimborsare per gli errori commessi.
AL FINE DI EVITARE CHE DEBBA ESSERE OGNI SINGOLO CITTADINO UTENTE A DOVERSI ATTIVARE NEI CONFRONTI DI PUBLIACQUA PER POTER OTTENERE IL RICALCOLO CON LA CORRETTA APPLICAZIONE DEL “CONGUAGLIO ANNUALE“ NEL PERIODO 2003-2006, CHIEDIAMO CHE SIA IL COMUNE DI SAN CASCIANO, ANCHE COORDINANDOSI CON GLI ALTRI COMUNI DEL CHIANTI, A VERIFICARE LE MODALITÀ DI FATTURAZIONE ATTUATE DA PUBLIACQUA IN QUEGLI ANNI ED EVENTUALMENTE ATTIVARSI PER CONTO ED A TUTELA DEGLI INTERESSI DEI PROPRI CITTADINI.

lunedì 21 marzo 2011

Un altro modo di guardare al territorio

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domenica 20 marzo 2011

I SERVIZI ESTERNALIZZATI DAL COMUNE DI SAN CASCIANTO VAL DI PESA

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Durante la seduta del Consiglio Comunale del 10 marzo scorso è stata discussa la delibera per l'autorizzazione al mantenimento delle partecipazioni possedute dal Comune nelle seguenti società:
Eurochianti scrl
Toscana Energia spa
Safi spa
Casa spa
Quadrifoglio spa
Start srl
Publiacqua spa
Agenzia Fiorentina per l'Energia srl
Il Comune di san Casciano VP partecipa direttamente di otto società, ma dobbiamo considerare che queste società a loro volta partecipano di altre trentadue società (secondo quanto comunicato dalla Corte dei Conti anno finanziario 2008): una rete sempre più complessa di rapporti societari.
Il nostro gruppo consiliare ha espresso un voto contrario.
I servizi essenziali sono sempre più lontani dai cittadini e dai territori.
I risultati negativi di una lunga stagione di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi stanno emergendo con sempre maggiore chiarezza. Il falso mito dell'efficienza del privato non ha portato a miglioramenti nella gestione ed erogazione dei servizi, mentre l'indebolimento del ruolo pubblico ha senz'altro portato minori possibilità di controllo, minor equità, peggiori condizioni lavorative e, spesso, un aumento delle spese a carico dei cittadini.
L'Amministrazione pubblica, che dovrebbe garantire il controllo, in realtà ha ben poco potere; quando le società per azioni vengono privatizzate (come Publiacqua, partecipata al 40% da Acea/Suez), la gestione societaria e le scelte industriali sono espressione diretta degli interessi dei soci privati. Per non parlare del ruolo dei consigli comunali -che sembrano sempre più consigli di amministrazione, impegnati a dissertare su cambi, azioni, privatizzazioni, più che a risolvere i problemi dei cittadini- diventati organi di ratifica di scelte prese in palazzi lontani.
Sono stati privatizzati i beni collettivi e vengono gestiti da enti di diritto privato che hanno come obiettivo il rendimento economico del servizio perché devono ottenere un profitto; salvo far ricadere sul pubblico e sulle tariffe (cioè sulle tasche dei cittadini) le eventuali perdite.
E' necessario pensare a modelli innovativi di “pubblico partecipato” per la gestione dei servizi locali di pubblica utilità, unica garanzia per riaffermare criteri di equità sociale, di controllo democratico, di tutela dei beni comuni.



TRASPORTI PUBBLICI: AUMENTI E DISSERVIZI

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IN OCCASIONE DEL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE LABORATORIO PER UN'ALTRA SAN CASCIANO-RIFONDAZIONE COMUNISTA PRESENTA UNA DOMANDA DI ATTUALITÀ PER CHIEDERE AL SINDACO CHIARIMENTI IN MATERIA DI TRASPORTO PUBBLICO E IN PARTICOLARE SUI PROSSIMI AUMENTI DELLE TARIFFE E SULLA CATTIVA INFORMAZIONE SU CORSE E ORARI DEL SERVIZIO. 
A seguito delle riduzioni economiche dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni stiamo assistendo a notevoli tagli alle linee del trasporto pubblico con la drastica riduzione di gran parte dei collegamenti tra il capoluogo e le frazioni e una diminuzione delle corse anche sulle tratte più frequentate, prime tra tutte  le corse tra il capoluogo e Firenze,  con il conseguente peggioramento della qualità del servizio (corse sovraffollate negli orari di punta, ecc).
Oltre al danno la beffa. Dalle bacheche poste presso le fermate sono spariti i vecchi orari (o riportano il messaggio “GLI ORARI SONO IN AGGIORNAMENTO”), ma a quasi tre mesi dalla riorganizzazione del servizio non sono stati sostituiti con i nuovi orari aggiornati. Solo nelle fermate principali sono stati affissi avvisi stampati su carta comune che in molti casi non hanno resistito alle intemperie e risultano pressoché illeggibili. Incredibile, ma vero: nell’era della tecnologia avanzata, gli orari del trasporto pubblico locale sono una chimera, si va per “sentito dire” per il forse, non so,  aspetti, ecc, ecc, ecc,.
Ma gli ostacoli all’utilizzo del trasporto pubblico nel comune di San Casciano e più in generale nel Chianti non sono finiti. La provincia di Firenze d’accordo con i Comuni (come dichiara l’assessore provinciale ai Trasporti Stefano Giorgetti in un comunicato stampa del 11/3/2011) ha stabilito dal primo aprile un aumento tariffario dell’8%. Da qui il paradosso per cui ad un peggioramento del servizio corrisponde un aumento del costo.
Per questo si domanda al Sindaco se ritiene necessario sollecitare l’azienda di trasporto pubblico affinché apponga alle fermate degli autobus i nuovi orari (anche se provvisori) in modo che se non si riesce ad avere un buon servizio di trasporto pubblico, almeno si abbia un servizio di informazione adeguato.
Si chiede inoltre nel caso che l'aumento delle tariffe sia già deciso, di intervenire per richiedere che gli aumenti tariffari almeno non ricadano sugli abbonati (studenti e pendolari).
Come Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista ha già sostenuto in passato ci pare che non si sia usata da questa Amministrazione la forza e la visibilità usata per altri temi!
Occorre un ripensamento delle politiche dei trasporti a livello territoriale, attraverso il coinvolgimento dei cittadini, nell'ottica di incentivare l'uso del mezzo pubblico, anche in vista della riorganizzazione del servizio pubblico regionale di prossima attuazione.

lunedì 14 marzo 2011

Presidio del popolo dell'acqua all'assemblea dei sindaci dell'Ato3

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FIRENZE  - MERCOLEDI' 16 MARZO 2011 ore 09,00
PRESIDIO DEL POPOLO DELL'ACQUA PUBBLICA ALL'ASSEMBLEA DEI SINDACI ATO3 Medio-Valdarno
(Sede Provincia di Firenze - Sala Quattro Stagioni - Via Cavour N° 1 Firenze)



BOLLETTE PUBLIACQUA SpA - BASTA BALZELLI
(deposito cauzionale)

RESTITUZIONE IMMEDIATA SENZA SE E SENZA MA DI QUANTO LEVATO IN BOLLETTA AI CITTADINI UTENTI CON IL BALZELLO DEL DEPOSITO CAUZIONALE (stimiamo entrate addizionali nelle casse della SpA di oltre 20 Milioni di Euro). DANDO SEGUITO ALL'ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DALL'ASSEMBLEA DEI SINDACI DELL'ATO3 Medio-Valdarno LO SCORSO 17 DICEMBRE 2010 E AD OGGI ARROGANTEMENTE DISATTESO DA PUBLIACQUA SpA (restituzione immediata ai Cittadini)

 NO AD UN REGOLAMENTO DI FORNITURA PUNITIVO, CON DECORRENZA RETRATTIVA, E LA CREAZIONE DI UNA BLACK  LIST PER I CITTADINI/UTENTI DEBOLI E IN DIFFICOLTA'

http://www.acquabenecomunetoscana.it

Ex Fiat, si teme l'arrivo di Stefan o Lidl

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La Nazione, 6 marzo 2011
Allarme per la chiusura della concessionaria: "La grande distribuzione svuoterà il centro"

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15 Marzo: riunione aperta del Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua a San Casciano

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Mar. 15 Marzo 2011, ore 21.00
SAN CASCIANO IN VAL DI PESA (FI), RIUNIONE APERTA
Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua
Medio-Valdarno (ATO3/Publiacqua SpA)

Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua Medio-Valdarno organizza una riunione aperta il prossimo martedi 15 Marzo 2011, ore 21.00
presso il "CENTRO LOTTI" in piazza Vottorio Veneto in Loc. Mercatale Val di Pesa (Comune San Casciano VP - FI)

Proposta odg:

Iniziare un percorso per realizzare anche nel Chianti Fiorentino un presidio organizzato del Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua Medio-Valdarno

Informazione su balzello bollette Publiacqua SpA (anticipo cauzionale)

Campagna Referendaria "2 SI PER L'ACQUA BENE COMUNE" e Manif. Naz a Roma di sabato 26 marzo 2011

Link diretto news: http://www.acquabenecomunetoscana.it/spip.php?article13571

Nucleare: scacco matto a Fukushima

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Mentre il Forum Nucleare spendeva 2 milioni di euro per presentare un'ingannevole campagna sul nucleare come una discussione da salotto tra una mossa di scacchi e l'altra; mentre il prof. Veronesi dichiarava che avrebbe dormito senza alcun problema con le scorie radioattive sotto il letto (non risulta al momento pervenuta l'opinione dei condomini); mentre Kikko Testa si sbracciava tra un dibattito e l'altro a spiegare le magnifiche sorti e progressive del nucleare (e del suo conto corrente da quando ha abbandonato l'ecologismo), la realtà, ancora una volta e con tutta la sua drammaticità, si premurava di spiegare cosa significa concretamente la scelta nucleare.

Il terremoto che ha stravolto il Giappone ha provocato un'esplosione dentro un reattore nucleare a Fukushima, provocando una nube radioattiva,  l'evacuazione di 140.000 persone e il ricovero immediato di oltre un centinaio di persone; nel frattempo, anche il sistema di raffreddamento di altri due reattori  dello stesso complesso nucleare dimostra anomalie non ancora risolte e foriere di ulteriori drammatiche preoccupazioni.

Di fronte a tale scientifica dimostrazione del fatto che le centrali nucleari sono intrinsecamente insicure, per cui ogni consesso civile dovrebbe fare l'unica scelta di buon senso possibile .
l' abbandono di una strada energetica obsoleta, insicura, diseconomica e pericolosa- riparte la campagna ideologica dei nuclearisti sulla base delle ormai vetuste dichiarazioni "da noi non potrebbe mai succedere" / "le nuove centrali non comporterebbero questi problemi"/ "e comunque in Giappone non è successo nulla di grave" etc. etc.

Non succederà certo un'inversione di rotta del Governo e dei poteri forti.

Ma quello che può succedere è la ribellione popolare a chi non esita a destinare 40 mld di euro per una tecnologia che rimette l'energia, la sicurezza e la democrazia nelle mani dei soliti noti.

Il popolo dell'acqua ha convocato per il prossimo 26 marzo a Roma una manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell'acqua e per la difesa dei beni comuni, dei diritti e della democrazia.

Sarà la manifestazione di quanti lottano per la vita e contro la sua consegna ai profitti dei mercati finanziari.

Dovrà essere il luogo dentro il quale anche l'opposizione antinucleare dimostri la propria capacità di presenza diffusa e reticolare, la propria radicale alternativa verso un modello energetico pulito, territoriale e democratico, il proprio insopprimibile desiderio di futuro per il pianeta, le generazioni presenti e future.

Tutte e tutti assieme, allegri e determinati, attivi per non divenire radioattivi, pronti a sommergere con tre valanghe di SI ai referendum della prossima primavera i poteri forti della privatizzazione dell'acqua e del ritorno al nucleare.

Tutte e tutti in piazza, perché tra la Borsa e la vita, abbiamo scelto la vita e la speranza di futuro.



Marco Bersani

Attac Italia

No all'election day, ricorriamo alla Consulta

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Alberto Lucarelli, Ugo Mattei

Il dibattito sullo scandaloso rifiuto dell'election day ha sortito l'effetto di far emergere per un giorno sui principali media nazionali il fatto che i referendum verranno celebrati. Tale è stato il silenzio che ha accompagnato fin qui la nostra battaglia che ancora la scorsa settimana un esperimento su una classe universitaria di circa 200 studenti in giurisprudenza ci ha rivelato che soltanto dieci fra loro sapevano che si sarebbe votato sull'acqua. Il cammino verso il quorum è davvero difficile, anche se la campagna sta cominciando a decollare. Il Comitato «2 sì per l'acqua bene comune», per esempio, ha approntato un bellissimo «kit dell'attivista», scaricabile dal web e contenente materiali e informazioni essenziali per diffondere il nostro messaggio. Presto inoltre saranno disponibili bandiere referendarie da appendere ai balconi, una forma di diffusione del messaggio estremamente importante nel silenzio assordante dei media. Da questo punto di vista, ci sembra che perfino le un po' ambigue «invasioni di campo» di Di Pietro, che comunque gode di una visibilità mediatica che come movimento non abbiamo, abbiano comunque il pregio di far sapere che i referendum ci sono, cosa forse più utile, in questa fase, rispetto al rivendicarne la paternità. Occorre continuare a governare la campagna elettorale accogliendo i contributi di tutti in un cammino che deve trasformarsi in una grande marcia capace di coinvolgere cittadini di ogni estrazione e credo politico. Il dibattito sull'election day e sui soldi sperperati al fine di far saltare il quorum ci ha mostrato che il popolo sovrano è ancora capace di indignarsi. Non possiamo accontentarci di aver sollevato politicamente la questione. Si tratta ora di dare veste giuridica ad un'istanza di ragionevolezza che coinvolge tutti e che non può non vincolare il governo. Che fare? Forse ancora una volta quel grande bene comune nazionale che è la nostra Carta fondamentale può indicarci la via. Infatti, lo spreco non può essere parte di una discrezionalità politica e amministrativa. Quei 300 milioni potrebbero essere utilizzati per riparare i greti dei fiumi, evitando future catastrofi (con danni inestimabili). Ciò dimostra come la buona amministrazione abbia un potenziale moltiplicatore del valore dei denari pubblici che, come quei 300 milioni che vengono dalla fiscalità generale, appartengono a tutti i cittadini e non al ministro pro tempore. L' art. 97 della Costituzione introduce il principio del «buon andamento e dell'imparzialità» della pubblica amministrazione. In questa luce, sprecare 300 milioni è costituzionalmente ammissibile? Sprecarli poi per per un disegno di parte, quello di rendere invalido il referendum, è ancora più grave e dimostra la totale parzialità dell'azione amministrativa. Contro l'ammissibilità il governo si era infatti già costituito davanti alla Corte Costituzionale, esercitando una propria prerogativa. E lo abbiamo sconfitto. La Corte ha risposto che i referendum sono ammissibili, dando ragione a noi. Il governo non può adesso prendersi una rivincita extra ordinem, dilapidando denaro pubblico al solo scopo di evitare che il popolo sovrano si esprima secondo Costituzione. C'è una macroscopica violazione della struttura dell'art. 75, che contiene un favore nei confronti dell'espressione diretta della sovranità popolare. Insomma, la discrezionalità politico-amministrativa non si spinge fino al diretto e arbitrario contrasto con le scelte costituzionali vigenti. Potremmo chiedere a Napolitano di intervenire, ma tirare troppe volte per la giacca la Presidenza della Repubblica non è politica saggia in una logica di responsabilità costituzionale. Ma non siamo senza rimedi. Il Comitato referendario è infatti un organo costituzionale dello Stato per tutta la durata del processo referendario. Può quindi sollevare di fronte alla Corte Costituzionale un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Stiamo studiando la questione. 300 milioni di denaro pubblico valgono bene il rischio di questa partita, che comunque renderebbe ancora più chiara a tutti l'irresponsabilità di chi ci governa. Siamo pronti a tornare di fronte alla Consulta, perché si scrive acqua ma si legge democrazia. http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/03/articolo/4280/

14 marzo: Verso i referendum per l'acqua bene comune

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Iniziativa promossa dal comitato provinciale per l'acqua pubblica per promuovere la prossima campagna referendaria.
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani