venerdì 3 febbraio 2012

Campagna di Obbedienza Civile per il rispetto del voto referendario

Condividi: | Altri

Il 12 e il 13 giugno 27 milioni di persone hanno deciso:

 l'acqua deve tornare pubblica, basta profitti ai privati. Il loro voto deve essere rispettato.




In tutta Italia c'è aria di Obbedienza Civile!

Parte in tutta Italia la campagna di Obbedienza Civile per il rispetto del voto referendario.


In ogni città iniziative e banchetti informativi. Il nostro voto va rispettato.

 








mercoledì 1 febbraio 2012

“Il mio voto va rispettato”: campagna di obbedienza civile per l'acqua pubblica

Condividi: | Altri

Nonostante l’esito chiaro del referendum, governo e gestori non hanno adeguato le tariffe del servizio idrico. Dal primo gennaio la nuova campagna di “obbedienza civile” del Forum dei movimenti per l’acqua

Luca Martinelli da Altreconomia
“Il mio voto va rispettato” è lo slogan che sventola sulle nuove bandiere del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, quelle inaugurate a Roma con la manifestazione nazionale del 26 novembre scorso. Sotto c’è scritto “campagna di obbedienza civile”, e significa che dal 1° gennaio 2012 i comitati territoriali del Forum (www.acquabenecomune.org) andranno a rideterminare (al ribasso) le tariffe del servizio idrico integrato, cancellando la voce “remunerazione del capitale investito”: si tratta dell’applicazione del secondo quesito referendario, quello che faceva riferimento alla “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato”, ed è passato con 26.130.656 sì su 27.642.457 voti validi.
“Il 12 e 13 giugno scorso i cittadini hanno modificato la normativa nazionale. I referendum non esprimono pareri né indirizzi -spiega Severo Lutrario, tra i membri del gruppo “Campagna tariffe” del Forum-. Lo ha ribadito la Corte Costituzionale, che dichiarando ammissibili i quesiti referendari sui servizi pubblici locali (il primo e il secondo, ndr) ha spiegato che la normativa che sarebbe scaturita dall’approvazione era immediatamente applicabile. Oggi -continua Lutrario- chi non rispetta la legge è il governo, sono le Autorità d’ambito, sono i gestori, che non hanno adeguato le tariffe. Per questo, la campagna che i cittadini stanno attivando non è una ‘disobbedienza civile’ ma una ‘obbedienza civile’”.
La campagna è iniziata con l’anno nuovo, quando sono andate in scadenza le fatturazioni del terzo trimestre 2011, le prime che avrebbero dovuto tener conto del risultato referendario. “Ci siamo presi un paio di mesi per organizzare la campagna, che non è semplice -spiega Lutrario-. Stiamo ricostruendo la ‘situazione’ tariffaria in ogni Ambito territoriale ottimale (Ato, sono 92 in tutta Italia, ndr)”.
La remunerazione del capitale investito incide in modo diverso sulla bolletta dei cittadini italiani, e ciò dipende da dove abitano e dal metodo di determinazione della tariffa: “Da un punto di vista matematico, incide sulla tariffa tra il 12-13% e il 25%. È pari al 7% degli investimenti non ancora recuperati con l’ammortamento di capitali. La normativa faceva riferimento agli investimenti previsti, non a quelli effettivamente operati. E su questo potremmo aprire un altro contenzioso” racconta Lutrario, che è anche il coordinatore del Forum provinciale di Frosinone. Nella città laziale 50mila utenze su circa 180mila, dal 2008, hanno contestato le fatture al gestore, che è Acea Ato5 (www.aceaato5.it), controllata dalla multinazionale romana Acea. “Invece di auto-ridurci le bollette, abbiamo deciso di inviare reclami, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, per contestare le componenti della tariffa che consideravamo illegali ed illegittime. La pressione è stata talmente forte che l’assemblea dei sindaci, nel dicembre 2009, è stata costretta a revocare le tariffe. Al momento sono tornate in vigore, in via provvisoria, quelle del 2005. La campagna di ‘obbedienza civile’ verrà condotta allo stesso modo”.
Secondo il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, cioè, i cittadini aderenti non potranno in alcun modo essere considerati “morosi”: “Il primo atto che ogni utente farà è trasmettere al proprio gestore una lettera di reclamo e di diffida -riprende Lutrario-. L’utente eserciterà, cioè, il proprio diritto a contestare la fattura. Con la diffida, chiederà di eliminare la componente ‘remunerazione del capitale investito’, preannunciando che nelle more provvederà a rideterminare il corretto importo della tariffa. È un atto legale, e la presentazione del reclamo sospende qualsiasi azione da parte del gestore finché non abbia risposto in modo esauriente al reclamo. Dopo di che, può iniziare un eventuale contenzioso, con il tentativo di recupero del credito davanti al giudice di pace. Quello che non i gestori non possono fare -conclude Lutrario- è sospendere il servizio o ridurre il flusso idrico. Gli utenti non sono morosi: stanno reclamando, è un loro diritto. Eventualmente, dev’essere il giudice a stabilire chi ha ragione, e a noi sembra molto chiaro”.
Il sistema di finanziamento del servizio idrico integrato, che “deve basarsi anche sulla finanza pubblica e la fiscalità generale” ricorda Corrado Oddi, del Comitato referendario e della Funzione pubblica-Cgil. Si potrebbe, ad esempio, immaginare che gli investimenti degli enti locali per i servizi di pubblica utilità escano dal “Patto di stabilità”. Che non è un dogma, e perciò può essere modificato.

martedì 27 settembre 2011

Un contributo alla riflessione del movimento dell'acqua

Condividi: | Altri

Sul tema dell'acqua ecco un articolo di Attac, una riflessione sul dopo referendum e sui temi della crisi economica.
E' un pò lungo, ma interessante!


CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE DEL MOVIMENTO PER L’ACQUA


1. Con la vittoria referendaria dello scorso giugno, il movimento per l’acqua ha raggiunto una tappa importantissima della sua esperienza.
Oggi, l’affermazione dell’acqua bene comune, il contrasto alle politiche liberiste e di mercificazione e la rivendicazione di una nuova democrazia fondata sulla partecipazione sociale non possono più essere ascritte solo ad importanti minoranze conflittuali, bensì sono state pubblicamente affermate dalla maggioranza della popolazione, che, per la prima volta dopo decenni, ha esplicitato il ritiro della delega al mercato e ha iniziato a comprendere la necessità di un altro modello sociale.

2. La reazione dei poteri forti economico-finanziari e dell’insieme del quadro politico alla vittoria referendaria dimostra, da una parte, come la battaglia dell’acqua colpisca uno dei nodi strutturali del modello liberista; dall’altra, come il risultato del referendum non sia la conclusione di un percorso, bensì l’inizio di una conflittualità vera tra pensiero unico del mercato e nuovo linguaggio dei beni comuni e dei diritti.
Dalle drastiche politiche monetarie messe in campo dalla Bce e dall’Unione Europea, alle feroci misure approvate con l’infinita manovra economica del Governo Berlusconi; dai pronunciamenti di Confindustria e dei grandi manager delle multi utilities fino alla latitanza degli enti locali, il quadro è chiaro : nessuno ha intenzione di riconoscere il pronunciamento popolare, nessuno vuole ridiscutere alcuna delle scelte di espropriazione sinora messe in campo.

3. Questo non è che un aspetto delle più generali politiche di privatizzazione che vengono portate avanti da diversi governi con un duplice scopo: da una parte, reperire risorse per raggiungere gli obiettivi di riduzione di debito e deficit e di pareggio di bilancio che garantiranno ai capitali finanziari la certezza di pagamenti sicuri rispetto agli investimenti ed alle speculazioni fatte in alcuni paesi; dall’altra, consegnare loro nuovi settori a rendimento garantito.
Le privatizzazioni sono organicamente inserite nelle politiche di rigore che promanano dalle istituzioni europee per contenere il debito ed il deficit nei parametri previsti e che renderanno estremamente difficile la disponibilità di quelle risorse pubbliche necessarie per la manutenzione della rete idrica e il diritto a 50 lt/gg per tutti.
Va nella medesima direzione, la riproposizione del “decreto Ronchi” per i settori dei rifiuti e del trasporto pubblico locale, primo passo per il sovvertimento del risultato referendario; al punto che le vergognose dichiarazioni del Ministro Sacconi, sulla necessità di rimettere in discussione l’esito dei referendum sull’acqua, vanno lette come annuncio di un possibile prossimo provvedimento legislativo.
Ma anche ora e per altre vie, il servizio idrico è a rischio di privatizzazione: il taglio dei trasferimenti agli enti locali e il loro assoggettamento al patto di stabilità interno, nonché i meccanismi premiali introdotti nella recente manovra, spingeranno sempre più gli enti locali a privatizzare i servizi pubblici per fare cassa.

4. Le politiche di attacco allo stato sociale, di taglio dei servizi pubblici e dei salari colpiscono gli stessi soggetti sociali che si vedono più penalizzati dalla privatizzazione dell’acqua.
Le misure per ridurre radicalmente i diritti dei lavoratori, a cominciare dall’articolo 18, e peggiorare le condizioni contrattuali, il blocco del turnover, con la conseguente intensificazione dei ritmi di lavoro e dei salari, colpiscono i lavoratori del servizio idrico come quando i servizi vengono privatizzati.
Le politiche neoliberiste di rigore interessano quindi i soggetti sociali che si sono mossi, in primo luogo con i referendum, per l’acqua pubblica: la privatizzazione dell’acqua è uno degli aspetti che li colpisce e le proposte del movimento per l’acqua pubblica sono uno degli elementi per un’alternativa che metta le persone prima dei profitti.
Creazione di uno spazio pubblico governato dalla democrazia partecipativa, finanziamenti pubblici per la sistemazione delle reti, diritto a 50 lt/gg per tutti delineano una risposta agli effetti della crisi che metta al centro i bisogni sociali; risposta che può essere generalizzata ad altri settori e divenire parte fondamentale di un insieme di politiche alternative a quelle dominanti.
Per il movimento dell’acqua, non si tratta solamente di solidarizzare con le altre lotte contro la crisi, ma di esserne compiutamente parte, in quanto direttamente intrecciate nel contrasto alle politiche liberiste e nel delineare un’alternativa complessiva di modello sociale.

5. Se questa è la situazione, crediamo che il movimento per l’acqua debba approcciare la nuova fase, aperta dalla straordinaria vittoria referendaria e dagli ostacoli che le politiche di rigore pongono alla sua attuazione pratica, con un salto di qualità a tutti i livelli.
E crediamo debba farlo con una consapevolezza di fondo : il referendum non è stato un “miracolo”, come tale inspiegabile e irripetibile, bensì un punto di svolta politico e culturale che dà il segno di quanto, in questi anni, si sia eroso il consenso alle politiche liberiste.
Di conseguenza, l’attenzione primaria dovrà essere posta proprio su come ampliare la partecipazione a questa battaglia di civiltà, a partire da quei 27 milioni di donne e uomini che, rompendo il giogo culturale di rassegnazione diffusa, hanno preso parola ed hanno agito per dire che un altro mondo è possibile.

6. In una situazione di degrado senza precedenti della democrazia, crediamo sia chiaro che, pur essendo tutto dovuto, ogni passo ottenuto con il referendum dovrà essere conquistato con la mobilitazione sociale. Non ci sarà alcuna nuova legge sull’acqua senza la continuazione di una fortissima vertenza nazionale e territoriale; non ci saranno enti locali che spontaneamente muoveranno verso la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione partecipativa senza la costante presenza di un’attività sociale ampia e partecipata dalle popolazioni; non ci sarà alcuna scomparsa dei profitti dalla gestione dell’acqua, senza la messa in campo di una conflittualità aperta che coinvolga i cittadini.

7. La dimensione locale e nazionale della nostra battaglia, oltre ad essere stata una della caratteristiche più fertili del percorso sin qui compiuto, diventano gli assi portanti anche di questa seconda fase del movimento per l’acqua.
E si arricchiscono di nuovi significati e di nuove connessioni.
La crisi sistemica e globale, in cui siamo immersi, obbliga infatti il movimento per l’acqua ad assumere con maggior intensità e partecipazione anche un ruolo internazionale, ed in particolare europeo.
Se il rilancio delle privatizzazioni (e il tentativo di disconoscere il referendum) viene sospinto a colpi di politiche monetarie europee, di patti di stabilità determinati da Maastricht in poi, di tagli alle spese sociali e ambientali, in una parola cercando di trasformare in “bankfare” quello che era il welfare, l’apertura di un nuovo spazio pubblico, di un nuovo ruolo della fiscalità generale, di una finanza pubblica e socialmente orientata, richiede che l’esperienza del movimento per l’acqua si connetta più direttamente con la dimensione continentale, per rafforzare la costruzione di un’altra Europa.
In questo senso il prossimo appuntamento di Marsiglia (marzo 2012) può diventare il luogo dentro il quale le esperienze di Parigi e delle altre città francesi, quella di Berlino e la vittoria referendaria italiana, provino a consolidare l’apertura di un vero fronte europeo sull’acqua e sui beni comuni.

8. A livello nazionale, crediamo che debba essere messa in atto una grande e costante mobilitazione per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, che può essere ottenuta solo con un’attivazione sociale costante e permanente : crediamo che il lancio di una nuova manifestazione nazionale, deciso dall’assemblea nazionale del luglio scorso, sia il passo giusto per dire molto chiaramente al “Palazzo” che, su acqua, beni comuni e democrazia, nessuno dei 27 milioni di donne e uomini ha scherzato e che quanto votato deve essere realizzato.
Collocare quest’appuntamento nella seconda metà di novembre potrebbe permettere a tutti i movimenti e le lotte aperte nel paese contro la manovra economica –delle quali il movimento per l’acqua pubblica dovrà essere parte e che vedranno un passaggio importante nella manifestazione nazionale del prossimo 15 ottobre- di convergere nel nostro appuntamento di fine novembre, per una ulteriore grande giornata di mobilitazione sociale.

9. La vittoria referendaria consegna al movimento per l’acqua anche un altro compito fondamentale, quello di favorire l’approfondimento delle lotte su tutti i beni comuni, contribuendo ad allargare il fronte della riappropriazione sociale di ciò che a tutti appartiene e della democrazia partecipativa come strumento di partecipazione diretta. Da questo punto di vista, crediamo che tutte le accelerazioni astratte (partito dei beni comuni, alleanza beni comuni etc.) non vadano nella direzione giusta : il fronte non si allarga per sommatoria o per annessione, bensì attraverso il collegamento tra le diverse vertenze e lotte in corso e la costruzione di reti nazionali, e l’intrecciarsi delle lotte nei diversi settori . La battaglia contro l’articolo 4 della manovra del governo e le vertenze territoriali per la ripubblicizzazione delle multiutilites, che gestiscono servizi afferenti diversi beni comuni, possono essere un primo importante momento in questa direzione.
10. La questione del reperimento di adeguate risorse pubbliche è un elemento centrale per raggiungere i nostri obiettivi; il movimento ha già avanzato delle proposte, occorre continuare in questo lavoro. Elementi importanti in questo senso saranno sia l’aprire una vertenza sulla ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti (il cui imponente tesoro è oggi in tutt’altre faccende orientato), sia l’aprire un’importante vertenza per il superamento del  Patto di Stabilità, che, tanto a livello europeo sugli Stati membri, quanto a livello interno sugli enti locali, rischia di diventare la spada di Damocle di ogni percorso di riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni. Da questo punto di vista le analisi e proposte che in diversi paesi europei si stanno sviluppando rispetto all’illegittimità di alcune parti importanti del debito pubblico ed al loro non pagamento devono senz’altro interessarci.
11. A livello territoriale, crediamo che Comune per Comune, Ato per Ato, territorio per territorio, sia assolutamente fondamentale aprire una forte vertenza di democrazia partecipativa.
La democrazia partecipativa non si sostanzia nella semplice nomina o presenza di rappresentanti di associazioni o dello stesso movimento per l’acqua. Significa mettere a fondamento del processo la partecipazione diretta degli abitanti ( che abbiano o meno la cittadinanza italiana ) e dei lavoratori delle imprese nella pianificazione delle politiche dell’acqua ( a partire dai piano d’ambito e dai bilanci idrici ) e nella gestione delle scelte legate al governo del servizio idrico.
Le donne e gli uomini che hanno votato al referendum devono essere coinvolti in prima persona, dentro l’apertura di vertenze per la ripubblicizzazione accelerata del servizio idrico integrato e dentro la battaglia per l’eliminazione immediata dei profitti dalle tariffe, immaginando, laddove gli Ato e i gestori decidessero di non procedere, l’avvio di campagne di autoriduzione di massa delle bollette.
Un secondo elemento di queste vertenze dovrà incentrarsi sulla richiesta di un riconoscimento di un minimo vitale garantito a tutti, anticipando quello già contenuto nella nostra proposta di legge d’iniziativa popolare. Nella modulazione per le fasce immediatamente superiori a questa si potrebbero rivendicare tariffe sociali per le categorie maggiormente colpite dalla crisi economica.
L’esperienza del movimento per l’acqua è stato un grande seme di partecipazione che ha saputo parlare alla maggioranza dei cittadini; ora quel seme può divenire frutto, con il coinvolgimento diretto delle persone nella battaglia per la realizzazione dei risultati referendari.
Il territorio è anche la dimensione dentro la quale le connessioni tra le lotte sui beni comuni possono essere approfondite e intrecciate con maggiore fertilità : costruire vertenze di riappropriazione sociale e di gestione partecipativa democratica può essere un sentiero fertile da intraprendere.

12. L’esperienza del movimento per l’acqua ha potuto crescere e divenire consapevolezza comune e maggioranza politica nel paese, perché, sin da subito, l’attenzione è stata posta su due elementi : la condivisione di obiettivi chiari e radicali e il metodo dell’inclusione, attraverso la partecipazione diretta e la scelta decisionale del consenso. Sono questi i cardini che, sin dalla nascita del Forum, hanno permesso l’importante connubio tra comitati territoriali e associazioni/organizzazioni nazionali dentro la sperimentazione di un laboratorio di democrazia partecipativa, che, pur con tutti i limiti, ha costituito un’importante innovazione nella pratica dei movimenti.
Con l’apertura della nuova fase, una riflessione su questi temi è necessaria, proprio per rendere i nostri luoghi di riflessione e di decisione sempre più consoni al ruolo che vogliamo assumere e creare le condizioni per una sempre più ampia partecipazione alle scelte da parte delle realtà territoriali .

13. Uno dei temi che riteniamo fondamentali riguarda l’ampliamento della partecipazione all’esperienza del Forum. All’insieme di realtà territoriali e nazionali che da sempre costituiscono l’ossatura del Forum, si sono avvicinate con la campagna referendaria molte altre realtà associative e territoriali, partecipando all’attività del Comitato promotore referendario; oggi che quell’esperienza è chiusa (rimanendo attiva solo per gli espletamenti giuridici e la gestione dei rimborsi elettorali), occorre capire come favorire la partecipazione diretta di queste nuove realtà dentro l’esperienza del movimento per l’acqua, tenendo ovviamente fermi gli obiettivi che questo si è posto.
Un altro elemento di riflessione riguarda come stabilire o rafforzare le relazioni che, durante la campagna referendaria, si sono avviate con realtà che lottano sugli altri beni comuni e servizi pubblici locali; senza scorciatoie astratte, vanno pensati momenti e luoghi per approfondire i nessi fra le diverse esperienze.

14. Un secondo tema riguarda la questione dei gruppi di lavoro, che a nostro avviso diventa dirimente in questa nuova fase.
Occorre dirci che, sinora, i gruppi di lavoro, salvo alcune eccezioni, hanno funzionato poco e male; eppure sono uno strumento fondamentale, sia per l’approfondimento dei contenuti e delle proposte, sia perché rappresentano una possibile forte connessione tra i diversi territori e tra locale e nazionale.
Ridefinirne gli obiettivi e gli scopi, proporre che si dotino di un facilitatore interno, può aumentarne l’efficienza e il legame con l’insieme del Forum.

15. L’organizzazione interna e la gestione delle risorse non possono che essere la conseguenza di tutta la riflessione sopra impostata.
Sembra evidente come la nuova fase necessiti di una fortissima capacità di penetrazione sociale e di mobilitazione partecipativa tanto a livello nazionale quanto a livello di ogni singolo territorio.
Crediamo che la connessione, il coordinamento e l’intreccio tra questi diversi livelli necessitino di una struttura operativa di segreteria che, stabilite collettivamente le funzioni, le renda operative nella quotidianità.
Anche la gestione dei rimborsi elettorali, fatto salvo il rispetto dell’innovativo patto fatto con le persone, i comitati e le reti nazionali in materia di finanziamento della campagna referendaria, debba prevedere la destinazione delle risorse al rafforzamento su entrambi i livelli della nostra azione (nazionale/internazionale e territoriale).


Settembre 2011

ATTAC ITALIA

mercoledì 17 agosto 2011

Le privatizzazioni: il referendum cancellato

Condividi: | Altri

LE PRIVATIZZAZIONI Il referendum cancellato
di Ugo Mattei
(il manifesto 14.08.2011)

Non volevo credere ai miei occhi quando ho visto, già depresso per una manovra che si commenta da sé, che il ministro Fitto avrebbe messo a punto una norma che che prevede la messa a gara dei servizi pubblici locali (ad eccezione dell'acqua). La norma prevede che le gestioni in house, salvo quelle con valore economico inferiore a 900.000 euro, debbano cessare entro il 31 marzo del 2012. Un vero déjà vu.
Un vero déjà vu. Fitto era già cofirmatario del decreto Ronchi, quello che (la maggior parte dei media sembrano averlo già dimenticato), la maggioranza assoluta del popolo italiano ha abrogato due mesi fa rispondendo sì al primo quesito referendario. La struttura del nuovo provvedimento, che non porta più la firma di Ronchi soltanto perché quest'ultimo, grazie al cielo, non è più al governo, è identica a quella della legge abrogata dal popolo sovrano. Un obbligo di messa a gara a data certa, ossia proprio quella struttura che tutti in Italia hanno capito avere un impatto devastante sul valore di quanto si vuole vendere. Non più l'acqua ma cespiti importanti del patrimonio pubblico come i trasporti locali, l'organizzazione della raccolta rifiuti e tutti i restanti servizi locali di rilevanza economica che verrebbero svenduti con un impatto drammatico sul valore del nostro patrimonio pubblico. Con l'eccezione dell'acqua, il contenuto del nuovo provvedimento è a sua volta identico a quello del Ronchi che, come ben noto, non riguardava soltanto l'acqua ma (stava scritto sull'intestazione della scheda n. 1 cui hanno risposto sì circa 27 milioni di elettori) le «Modalità di affidamento e gestione servizi pubblici locali a rilevanza economica. Abrogazione».
Insomma sta succedendo esattamente quanto temevo. L'esito referendario è stato svuotato (complici le opposizioni) del suo valore costituente e ridotto ad una mera questione tecnica legata alla sola gestione dell'acqua. La vera inversione di rotta relativa alle privatizzazioni (e liberalizzazioni camuffate) richiesta dal popolo non è stata interpretata politicamente da nessuno (ad eccezione del solo De Magistris a Napoli) L'esito di questo imperdonabile vuoto nell'interpretare il cambiamento di sensibilità politica nazionale è che impunemente il governo Berlusconi (al posto di andarsene a seguito del voto sul legittimo impedimento) impone (pare sotto dettatura dei poteri forti europei) una manovra che, con scelta politica deliberata, fa strame del patrimonio pubblico e dei beni comuni, sacrificandoli sull'altare della crescita. Ma il popolo aveva detto che i trasporti pubblici ed i rifiuti, non meno dell'acqua, devono essere governati in modo ecologico, sociale e sostenibile, nell'interesse comune e non in quello dei soliti poteri finanziari.
Il governo si fa beffe, in modo palesemente incostituzionale, della volontà sovrana chiara, espressa solo due mesi fa rispetto al primo (e più votato) quesito referendario che era contro il decreto Ronchi-Fitto. Che il referendum non fosse limitato all'acqua lo aveva abbondantemente detto anche il fronte del no in campagna elettorale!. Personalmente ho contribuito a redigerne il quesito e ho partecipato alla sua difesa di fronte alla Corte Costituzionale il 12 gennaio. La Corte era stata chiarissima nel ribadire che ogni quesito costituiva un referendum separato rispetto agli altri. La Corte aveva inoltre acclarato che Il primo quesito aveva come intento politico quello di riequilibrare il rapporto fra pubblico e privato nella gestione dei servizi pubblici locali che, ad avviso dei promotori, il decreto Ronchi-Fitto aveva stravolto tramite l'obbligo di messa a gara.
Quanto sta succedendo è di una gravità politica giuridica e costituzionale inaudita. A soli due mesi da un voto popolare espresso si ripropone il provvedimento abrogato negli identici termini di forma e di sostanza. Sul piano giuridico, se il governo avesse deciso ieri di privatizzare l'acqua non ci sarebbe stata alcuna differenza. L'Europa non può imporre ad un paese membro provvedimenti incostituzionali. Questo si sarebbe dovuto rispondere a Trichet e Draghi.
Il Presidente Napolitano ha adesso un dovere costituzionale di intervenire su questo punto. Il fronte di difesa dei beni comuni non può fare lo sconto a nessuno.



mercoledì 20 luglio 2011

Rivolta per le bollette dell'acqua

Condividi: | Altri


Le associazioni dei cittadini chiedono all´Ato di togliere dalla bolletta la remunerazione dei privati e minacciano una class action. Sollecitano anche la legge regionale sull´azionariato popolare.
di Ernesto Ferrara*
Rivolta per le bollette dell´acqua. L´Ato, l´autorità d´ambito per il settore idrico, ha sancito che le prossime bollette potranno mantenere la remunerazione del socio privato al 7 per cento: come se il referendum di giugno, che ha spazzato via l´«adeguata remunerazione del capitale» per le Spa dell´acqua, fosse stato tutto uno scherzo. E Federconsumatori e i comitati per l´acqua bene comune sono già sul piede di guerra. Spingono perché la Regione acceleri il percorso di ripubblicizzazione dell´acqua attraverso l´azionariato popolare. E chiedono all´Ato di eliminare il 7 per cento per i privati dalla tariffa applicata ai cittadini dicendosi pronti anche a ricorrere, in caso ciò non avvenisse, «al giudice amministrativo».
«Il risultato del voto referendario non può essere vanificato né aggirato con piccoli aggiustamenti formali che non incidano concretamente sulle criticità più volte denunciate e che il voto ha rafforzato», denuncia Federconsumatori. Che chiede di «incoraggiare, attraverso una legislazione regionale, la partecipazione diretta dei cittadini all´azionariato popolare, e sperimentare la costituzione di forme cooperative di utenti, con l´obbiettivo di consolidare e rafforzare il principio della gestione di “bene pubblico”». «E´ essenziale un´accelerazione nel percorso di definizione della legge di riforma preannunciata dalla Regione, che dopo il referendum assume un ruolo centrale negli interessi dei cittadini e per superare ritardi e localismi che ancora oggi bloccano una riforma degna di tale nome», aggiunge pure Federconsumatori, convinta che in Toscana si possano sperimentare «forme innovative degli assetti di governance con la previsione di strumenti di controllo – comitati di sorveglianza – che coinvolgano i soggetti della rappresentanza degli interessi degli utenti» e che «la costituzione di holding paventata da più parti rischia di essere solo un´operazione di carattere finanziario che allontana i cittadini».
Ad un mese dal referendum che ha spalancato le finestre al «vento nuovo» le bollette che ci arriveranno a casa potrebbero sancire il «tradimento del voto»: «Abbiamo chiesto un parere all´Autorità di ambito e la risposta è stata inequivocabile: “Appare ragionevole che si continuino ad applicare all´utenza le tariffe approvate ai sensi dell´attuale normativa”», spiegò nei giorni scorsi il presidente di Publiacqua Erasmo D´Angelis. Ma il comitato fiorentino per i due sì per l´acqua bene comune si oppone: «I Comuni soci dell´Ato 3 convochino immediatamente un´assemblea aperta alla cittadinanza», chiedono Roberto Spini e Fabiana Fabbri, portavoce dei comitati per Firenze e Prato. Se l´Ato non dovesse accogliere l´appello, i comitati sono già pronti ad adire le vie legali, a cominciare da una «class action».

*Repubblica Firenze

sabato 16 luglio 2011

SUBITO L'ACQUA PUBBLICA!!!

Condividi: | Altri

Consiglio Comunale 18 luglio 2011: interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato

Condividi: | Altri

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presentano al prossimo Consiglio comunale del 18 luglio 2011  un'interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato.

il testo dell'interrogazione

Dopo i referendum i beni comuni tornano in discussione in consiglio comunale a San Casciano

Condividi: | Altri

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presentano al prossimo Consiglio comunale del 18 luglio 2011  un'interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato e una mozione sull'inceneritore di Testi e il nuovo piano interprovinciale di gestione dei rifiuti.

La battaglia di civiltà per l'acqua e per una gestione dei rifiuti improntata al rispetto delle risorse, dei territori e della salute  sono valori primari che si inseriscono in un orizzonte  più vasto: quello della tutela dei diritti e dei beni comuni.
Con i referendum 26 milioni di donne e di uomini di questo paese hanno deciso: la gestione dell'acqua deve essere pubblica e sull'acqua non si possono fare profitti.
In Toscana e a San Casciano, quindi, i cittadini hanno bocciato il modello di gestione rappresentato da   Publiacqua, già privatizzata al 40% da un centro sinistra  che nella nostra Regione ha voluto una gestione dell'acqua di stampo privatistico. A quel modello di gestione dei servizi la maggioranza degli cittadini sancascianesi ha detto no. E' stata sonoramente sconfitta la cultura del liberismo, dell'individualismo e del consumismo, l'idea che l'intera vita delle persone debba essere assoggettata al mercato.
Publiacqua, dunque, deve tornare ad una gestione pubblica, trasparente e partecipata dalle comunità locali. A tal fine si deve convocare l'assemblea dei sindaci dell'Ato3, aperta alla partecipazione dei cittadini e dei comitati, per definire immediatamente i tempi e i modi di ripubblicizzazione del servizio e l'immediata riduzione della bolletta del 7%, quella remunerazione del capitale privato che è stata abrogata dal referendum.
Chiediamo al Sindaco e alla Giunta di San Casciano come intendono rispettare l'esito referendario e quali proposte sosterranno per non tradire le aspettative dei cittadini.
Anche la gestione privatistica del ciclo dei rifiuti è stata rimessa  in discussione dai referendum. E’ in dirittura d'arrivo il nuovo piano interprovinciale dei rifiuti per le province di Firenze, Prato e  Pistoia. Ci pare necessario che le forze politiche, anche in sede istituzionale, si esprimano chiaramente e dicano se hanno la volontà di cambiare l'attuale pianificazione tutta centrata sulla combustione dei rifiuti ed esprimere quindi la volontà di presentare un nuovo piano improntato al rispetto dei territori e delle popolazioni, che  scelga di valorizzare i materiali e non bruciarli con conseguente danno alla salute ed anche notevole perdita in termini economici.
Nel Chianti vediamo una crescente opposizione delle popolazioni locali alla previsione dell'inceneritore a Testi, l'Amministrazione di Greve in Chianti ha chiesto una moratoria per l'impianto finalizzata alla necessità di riscrivere il piano dei rifiuti abbandonando il binomio inceneritori-discariche. Invece in Sindaco di San Casciano con una posizione di assoluta retroguardia continua a sostenere l'inceneritore a Testi.
Con la nostra mozione vogliamo rimettere al centro della discussione la necessità e l'urgenza di abbandonare la scelta della combustione dei rifiuti per avviare una pianificazione centrata sulla riduzione, il riuso e il riciclo della materia  prevedendo l'utilizzo delle risorse economiche in centri di riciclo, raccolta porta a porta in area vasta e nell'incentivazione economica dei cittadini, imprese e comuni virtuosi che permetterebbe il rilancio di tutta la filiera con un conseguente indotto importantissimo per creare nuovi posti di lavoro. Partendo da queste premesse  chiediamo che l'Amministrazione di San Casciano si impegni nella ridefinizione del nuovo Piano Interprovinciale dei Rifiuti a partire dalle necessità impiantistiche precedentemente previste e quindi a partire dall'annullamento dell'inceneritore a Testi.
La gestione di un bene di vitale importanza come l'acqua e di un servizio strategico come quello del ciclo dei rifiuti rappresentano scelte fondamentali per la nostra collettività, le forze politiche dicano chiaramente in quale direzione vogliono andare.

mercoledì 29 giugno 2011

Acqua, gas, rifiuti in borsa. Ecco come ripubblicizza il sindaco Renzi. Referendum tradito.

Condividi: | Altri

Acqua, gas, rifiuti e (forse) anche latte e trasporti. Questo il profilo di ‘Firenze Holding’, la super-societa’ che, nelle intenzioni del sindaco Matteo Renzi, nell’arco di sei mesi inglobera’ le partecipazioni di Palazzo Vecchio nelle societa’ che gestiscono servizi pubblici con l’obiettivo poi di presentarsi al mercato azionario. ”Entro l’anno – ha annunciato Renzi lunedi’ scorso in consiglio comunale – vogliamo creare una sola societa’, che si chiamera’ ‘Firenze Holding’, a cui conferire le partecipazioni delle varie aziende e che abbia la funzione di regia strategica”. La holding, ha precisato, parlando con i giornalisti dopo il suo intervento, ”avra’ un piano industriale e decidera’ cosa e come portare all’attenzione del mercato”. Al momento Renzi non e’ entrato nello specifico del progetto. Nel perimetro della holding pero’, si apprende da fonti di Palazzo Vecchio, entrera’ sicuramente Publiacqua (presidente Erasmo D’Angelis), che fino al 2021 ha la concessione per la gestione del servizio idrico integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale 3 Medio Valdarno che interessa 4 province (Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo). Nei 49 Comuni serviti abita un terzo della popolazione regionale (circa 1.277.000 abitanti) e sono localizzate le principali attivita’ economiche della Toscana. Publiacqua e’ per il 60% in mano a soci pubblici (il Comune di Firenze e’ al 21,67%, secondo socio dietro a Consiag 24,9%) e per il 40% ai privati raccolti in Acque Blu Fiorentine, che al suo interno ha Acea (68,99%), Suez Environnement (22,83), Mps (8). Uno dei compiti della Holding sara’ proprio il riacquisto del 40% dai privati. Un’operazione che potrebbe costare circa 100 milioni. Le risorse, lo ha ammesso lo stesso Renzi, potrebbero venire dalla vendita totale o parziale della Mukki, la Centrale del latte di Firenze, per cui gia’ in passato c’erano stati rumors su interessamenti da parte di soggetti come Parmalat. Mukki (presidente Lorenzo Marchionni) e’ controllata per il 42,8% dal Comune di Firenze, per il 23,8% da FidiToscana, la finanziaria della Regione, per il 18,416% dal Comune di Pistoia, per l’8% dalla Camera di Commercio di Firenze, per il 6,7% da Provincia, Comune di Livorno e dell’area Livornese. Cassa di risparmio di Firenze e Bnl detengono entrambe lo 0,003%. Di Firenze Holding fara’ parte anche Quadrifoglio (presidente Giorgio Moretti) l’azienda a capitale pubblico di servizi ambientali che opera sul territorio comunale di Firenze e di altri 11 comuni dell’area. Tra l’altro domani sono attese l’offerte per il nuovo termovalorizzatore dell’area fiorentina. Sara’ conferita la partecipazione in Toscana Energia (frutto della fusione di Fiorentinagas e Toscana Gas), il quinto operatore nel settore della distribuzione del gas a livello nazionale. Presieduta da Lorenzo Becattini, vede oltre 90 Comuni detenere il 51,28% (Palazzo Vecchio ha in mano il 20,6%) e Italgas (gruppo Eni) il 48,13%. Gestisce la rete di distribuzione di metano in 106 comuni con 1 miliardo e 100 milioni di metri cubi di gas vettoriato annualmente, un fatturato nel 2010 di 108,54 mln di euro (+24%) e un utile netto di 32 mln di euro (+ 51%). Da vedere se nella holding entrera’ anche la quota detenuta nell’aeroporto Vespucci (2,184% conferito al patto di sindacato che riunisce i soggetti pubblici) mentre da tempo Renzi ha il progetto di ristrutturare e semplificare tutte le aziende che si occupano di trasporto pubblico e strade. Sul primo fronte ci sono Ataf, per cui e’ in corso l’iter per la cessione a privati di una quota di minoranza (a breve e’ atteso il rapporto degli advisor), e Li.nea. Sul secondo c’e’ una ‘galassia’ che comprende Firenze Parcheggi, Sas e anche Silfi, la societa’ dell’illuminazione pubblica. Se e come faranno parte di ‘Firenze Holding’ e’ ancora da vedere. Per quanto riguarda la borsa, le strade potrebbero essere due: la quotazione della stessa Holding o di parte delle singole societa’ sottostanti. Su questo il ‘nodo’ non e’ stato ancora sciolto e una decisione derivera’ anche dalle opportunita’ del momento e dal mercato. Fonte Asca

giovedì 2 giugno 2011

Festa di chiusura campagna referendaria

Condividi: | Altri


giovedì 19 maggio 2011

Spot Rai sui Referendum 12-13 giugno

Condividi: | Altri

Sono partiti dal 6 maggio gli spot informativi sulla RAI sul referendum.

martedì 17 maggio 2011

Cineforum Arci S.Casciano: "FLOW - per amore dell'acqua" e "L'incubo delnucleare"

Condividi: | Altri


domenica 1 maggio 2011

ACQUA: BENE COMUNE

Condividi: | Altri

il 12 e 13 giugno è importantissimo andare a votare.
non solo sono in ballo le leggi su acqua pubblica,nucleare e legittimo impedimento, ma è in ballo la democrazia stessa. perchè la democrazia necessita partecipazione.
Fai girare questo video!

sabato 16 aprile 2011

APERTURA DELLA CAMPAGNA PER I REFERENDUM SU ACQUA PUBBLICA E NUCLEARE A SAN CASCIANO VAL DI PESA

Condividi: | Altri

18 APRILE ORE 21 PRESSO IL CIRCOLO ARCI DI SAN CASCIANO
SIETE INVITATI ALL'INCONTRO ORGANIZZATIVO DELLE REALTA' ASSOCIATIVE PRESENTI SUL TERRITORIO
APPELLO
Il 12 e 13 giugno prossimi si vota su due quesiti referendari riguardanti l'acqua bene comune e uno riguardante il ritorno al nucleare. Il silenzio mediatico che avvolge questo appuntamento cruciale per il futuro della nostra democrazia impone a tutti di attivarsi in prima persona per diffondere le ragioni che portano a sostenere il sì sulle schede e per spingere alla partecipazione popolare al voto per evitare il non raggiungimento del quorum.
Sostenere la campagna per questi tre sì sulle schede è importante perché:
2 SI' per l'Acqua bene comune
Per fermare la privatizzazione e i profitti sull'acqua. Per il riconoscimento dell'acqua quale diritto umano universale, diritto calpestato dalle norme che vogliamo abrogare con i referendum
1 SI'per fermare il nucleare
Contro l'imposizione di una scelta che mette a rischio la vita, che non risolve i problemi energetici, che presenta enormi costi economici e sociali, che confligge con la crescita delle energie pulite
Questi referendum sono fondamentali per la difesa dei beni comuni, dei diritti e della democrazia, per tutte le donne e gli uomini che guardano ad un altro modello di società, di benessere e al futuro del pianeta.
Per questo ci appelliamo a tutte le organizzazioni, alla società civile, ai singoli individui del nostro territorio affinché si possa dar vita a una rete più articolata possibile che sostenga la campagna referendaria per i tre sì.
Unisciti a noi, partecipa all'incontro a San Casciano Val di Pesa il prossimo 18 aprile.
Comitato provinciale referendario 2 sì per l'acqua bene comune di Firenze


Meglio spendere per l'acqua che per le armi

Condividi: | Altri


Sabato 9 aprile l'Unità ha ospitato un intervento di Luca Martinelli di Altreconomia a nome del Comitato referendario "2 sì per l'acqua bene comune". L'articolo risponde a due articoli di Erasmo D'Angelis, presidente di Publiacqua (in allegato), e Alfredo Di Girolamo, di Cispel-Confservizi Toscana, pubblicati dal quotidiano diretto da Concita De Gregorio nei giorni precedenti.

Con la lettera aperta di Erasmo D'Angelis e l'intervento di Alfredo Di Girolamo, pubblicate nelle ultime settimane, le pagine de l'Unità hanno ospitato critiche diffuse ai due quesiti referendari contro la privatizzazione dell'acqua. Per non ingenerare confusione negli elettori, chiamati a votare il 12 e 13 giugno, riteniamo doveroso replicare ad alcune affermazioni. Di Girolamo, intanto, mette in bocca ai referendari parole che non sono nostre. Nessuno si sogna di “ripubblicizzare” il servizio idrico integrato con l'“abolizione” dell'articolo 23 bis (del dl 112 del 2008). Il referendum, è, per sua natura, abrogativo, e perciò non può produrre diritto positivo. Ciò che contestiamo, è che l'articolo 23 bis (come modificato dalla legge Ronchi, la numero 166 del 2009) impone, sostanzialmente, di affidare la gestione del servizio tramite il meccanismo della gara. Tanto Di Girolamo, quanto D'Angelis, dovrebbero avere ben presente il provvedimento numero 17623 con cui l'Antitrust ha multato (nel 2007) le imprese Acea e Suez, per un accordo di cartello che ha viziato le gare per il servizio che si sono svolte in Toscana, comprese quella che ha portato a scegliere il socio privato della società oggi presieduta da D'Angelis. Purtroppo, nemmeno una sentenza dell'Antitrust ha il potere di sciogliere affidamenti che derivano da gare palesemente falsate. Ed è questo il motivo per cui, intanto, con il primo quesito referendario ci poniamo l'obiettivo di non vedere, in tutto il Paese, svolgersi gare secondo il “modello toscano”, che prevede un unico concorrente e il risultato scontato. Un successo referendario potrebbe invece servire a calendarizzare in Parlamento la legge d'iniziativa popolare del 2007 sottoscritta da 406mila cittadini, il cui testo parla invece di “ripubblicizzazione”. 
Il nodo centrale è però il secondo quesito referendario. Quello che fa riferimento al “tasso di remunerazione del capitale investito”. Il problema, però, non è lo spettro degli utili, dei profitti sull'acqua. Ciò che spaventa Di Girolamo è che, spiegando questo quesito, possiamo finalmente informare i cittadini che, in base alla dottrina tariffaria basata sul full recovery cost, dalla legge Galli (16/94) in avanti pagano di tasca propria (non con le tasse, ma in bolletta) gli investimenti sulla rete e anche gli interessi sui mutui aperti dalle società che gestiscono gli acquedotti. Il secondo quesito è quello che ci permette di tornare a parlare, in relazione al servizio idrico integrato (ma anche agli altri servizi pubblici locali) di fiscalità generale e di finanza pubblica. Cosa sono, in fondo, 2 miliardi di euro all'anno d'investimenti a fronte di un bilancio dello Stato che sfiora gli 800? Lo Stato dovrebbe garantire a tutti i cittadini depurazione e fognature (oggi tocca solo ai tre quarti degli italiani) o i cacciabombardieri F35 (il conto, 18 miliardi di euro, è a carico dei contribuenti)? È una questione di investimenti, certo, ma anche di priorità. Noi le nostre le abbiamo scelte.

giovedì 31 marzo 2011

Acqua o nucleare, la logica è la stessa, di Ugo Mattei

Condividi: | Altri


Sovente ripetiamo che per poter essere difesi i beni comuni devono essere riconosciuti come tali e che per riconoscerli occorre praticare il pensiero critico. Per esempio, tutti diamo per scontato che la terra sia ferma perché è proprio la terraferma ad averci garantito la possibilità di sviluppare il nostro modello di vita stanziale. La sismicità è rimossa dalla collettività, ma chi ha responsabilità di governo del bene comune «territorio» deve necessariamente tenerne conto. Male gestisce i beni comuni chi miri al profitto o alla concentrazione del potere, ed è per questo che essi devono essere governati in modo partecipato e diffuso da quanti ne assorbono i benefici e ne subiscono i costi. In questo modo, i beni comuni non rispondono alla logica della produzione ma, guardando alla sostenibilità di lungo periodo (ossia anche all' interesse delle generazioni future) devono rispondere alla logica della riproduzione: la logica eco-logica che è qualitativa e non quantitativa. 
Chi mira al profitto e alla concentrazione del potere investe in modo sostanziale nell'occultamento dei beni comuni, proprio perché profitto privato e potere politico si soddisfano entrambi nel loro saccheggio. È interesse convergente tanto del potere economico quanto di quello politico, che ne è sempre più servo, indebolirne le difese democratiche (come per esempio il referendum). I beni comuni divengono molto più facilmente riconoscibili quando posti a rischio letale e la loro emersione pubblica ne facilita enormemente la difesa. In questi momenti , il potere mette in campo, disordinatamente, ogni possibile tattica per occultare la verità. 
Queste considerazioni solo apparentemente astratte ci consentono di interpretare e di ridurre ad unità il dibattito politico di questi giorni. Un certo senso di tranquillità si era impadronito dell'opinione pubblica meno critica di fronte all'opzione nucleare, sebbene questa sia il principale paradigma della concentrazione estrema del potere non democratico nella società tecnologica «avanzata». L'opzione nucleare infatti non solo concentra gli investimenti energetici incanalando il patrimonio pubblico in una sola direzione, ma soprattutto richiede la costruzione di un imponente apparato poliziesco per evitare che il materiale radioattivo finisca nelle «mani sbagliate». In nome della sicurezza nucleare, siamo pronti ad accettare qualsiasi limitazione della libertà personale ed è inevitabile la militarizzazione di ampie porzioni del territorio circostante alle centrali. Paradossalmente, è la stessa portata micidialmente globale delle conseguenze di un disastro nucleare ad incentivare questa politica suicida. Proprio come nella famosa «tragedia dei comuni». Si ripete spesso che «tanto le centrali ci sono già in Francia e Svizzera e quindi il rischio c'è lo stesso e noi non ne traiamo alcun beneficio». 
Un tale atteggiamento egoistico, nazionalistico e di breve periodo spiega l'atteggiamento irresponsabile del governo italiano che così incrementa (a scopo di profitto e potere) il letale rischio per il nostro pianeta vivo, bene comune per eccellenza. La fede incrollabile nella tecnologia, gonfiata ad arte dal capitale, porta i più a bere la propaganda nuclearista di Veronesi, e si ripete lo spettacolo deprimente di Chicco Testa (ex presidente di Legambiente) che in televisione sdottora di terza e quarta generazione di centrali.
Ammettiamolo: se non ci fosse stato lo tsunami giapponese, al referendum sul nucleare saremmo stati forse perfino sotto il 20%, ma del resto anche quello scorso si vinse solo «grazie» a Chernobyl. In effetti, perfino molti fra quanti si sono battuti per il referendum sull'acqua pubblica non vedevano bene quello sul nucleare, pensando che ci avrebbe «fatto perdere». La tattica (vincere sull'acqua) stava facendo premio sulla strategia (invertire la rotta rispetto ad un modello di sviluppo suicida). Ecco oggi un esempio (molto comune in politica) di eterogenesi dei fini, perché sarà proprio il nucleare a motivare adesso la partecipazione alle urne. Ecco soprattutto beni comuni emergere prepotenti e visibili durante un emergenza che scuote (letteralmente) le false certezze ed illusioni della modernità. 
La certezze che la tecnologia possa rendere sicuro il nucleare, un dato tanto vero quanto il fatto che la terraferma sitia ferma. L'incidente giapponese mostra come diritto e politica dovrebbero garantire un bene comune fondamentale come la sicurezza di tutti nei confronti delle conseguenze delle fughe in avanti della mitologia progressista (ciò è vero oggi in Italia rispetto a Enel Edf che vogliono fare le centrali come era vero rispetto alla Bp che ha devastato il golfo del Messico). Soprattutto esso indica come, in prospettiva ecologica, si debba apprezzare la natura dell'energia come un bene comune globale. Essa va governata nell'interesse della ri-produzione e non in quello della produzione, evitando così ogni «tragedia» dettata dall'egoismo e dalla logica di breve periodo, sia essa pubblica o privata. Per questo il nucleare va respinto e per questo dobbiamo unire ogni sforzo in questa battaglia referendaria. Respingere il nucleare significa scommettere sulla produzione diffusa ed ecologica di energia, sulla diffusione del potere e dunque sulla democrazia e sui beni comuni. Proprio come per l'acqua.
Alla luce dei beni comuni il referendum sul nucleare e quelli sull'acqua sono accomunati da una medesima logica. Occorre invertire la rotta rispetto alla false certezze del pensiero unico; denunciare una classe dirigente irresponsabile e corrotta dalla concentrazione e dalla commistione del potere politico con quello economico; aprire gli occhi rispetto all' ipnosi colettiva che per anni è stata prodotta da strategie culturali volte a occultare i beni comuni a fini di saccheggio. Occorre cominciare a pensare in modo ecologico e sistemico. La piena consapevolezza di come l'interesse comune non possa coincidere con quello dello Stato deve essere assolutamente raggiunta per far risorgere la democrazia. Ciò è assai importante nella giornata in cui le celebrazioni dei 150 anni dall'unità d'Italia producono inevitabilmente confusione fra quanto è comune agli italiani (da decine di secoli) e quanto è Stato (da appena un secolo e mezzo). Ma qui si fonda la distinzione fra identità culturale e patriottismo, quest'ultimo sempre un po' fascisteggiante. 
Altro esempio di questi giorni. il patrimonio pubblico non appartiene allo Stato ma a tutti noi. Il governo in carica deve amministrarlo nell'interesse di tutti e non dilapidarlo in quello proprio, anche se politico. Ogni sua scelta di gestione deve essere giustificabile ed «imparziale». C'è quindi un dovere civile di tutti noi ad indignarci per la decisione di respingere l'election day, sperperando 300 milioni in un momento di grande crisi. La Costituzione non può consentirlo, quali che possano essere gli argomenti formalisti dietro cui troppo spesso si nasconde la cosiddetta cultura giuridica. Dobbiamo porre il governo ma anche la Corte Costituzionale e le altre magistrature di fronte al dovere di fermare questa vergogna, anch'essa figlia della confusione fra Stato e bene comune.

FONTE: Il manifesto, 18 marzo 2011


    

martedì 29 marzo 2011

Acqua, ecco come con i privati salgono i prezzi

Condividi: | Altri


di Salvatore Cannavò

Il corteo del “popolo dell’acqua” ha aperto la campagna referendaria che porterà al voto del 12 e il 13 giugno. Quel referendum è stato garantito da oltre un milione e quattrocentomila firme che hanno passato il vaglio della Corte di cassazione e della Corte costituzionale (un analogo referendum presentato dall’Idv è stato invece bocciato). Spiega al Fatto Quotidiano Marco Bersani, uno dei promotori del referendum: “Questa è una battaglia dei cittadini contro i poteri forti”.
Da quando l’acqua è stata messa a disposizione di società per azioni, siano esse private, pubbliche o miste privato-pubblico, il suo scopo è diventato, naturalmente, quello di produrre degli utili e di creare dividendi per gli azionisti. “Ma gli effetti di questa logica – spiega Bersani – sono tutti socialmente dannosi”. Perché gli utili derivano da “aumento delle tariffe, riduzione del costo del lavoro, riduzione della qualità del servizio, aumento dei consumi di acqua”. Secondo i dati del Co.n.vi.ri., il Comitato ministeriale di Vigilanza sulle Risorse idriche e del centro Civicum di Mediobanca, negli ultimi dieci anni le tariffe sono aumentate del 68 per cento mentre l’inflazione solo del 21. Da quando esistono le Spa, l’occupazione del settore si è ridotta del 15-20 per cento con un’impennata della precarizzazione. “Si potrebbe sostenere Bersani – che si sia trattato di una riduzione dei privilegi delle aziende pubbliche, ma in questo caso il fenomeno si sarebbe dovuto limitare ai primi anni di privatizzazione. Invece non accenna a fermarsi”. 
Dicono i fautori delle privatizzazioni: lo Stato non ha un soldo, la rete idrica italiana è allo stremo, i privati portano soldi, investimenti, servizi migliori. Ai promotori del referendum, infatti, viene contestato in particolare il secondo quesito, quello che abroga la norma secondo la quale le tariffe vengono integrate per remunerare in forma adeguata il capitale investito. Insomma, profitti sicuri garantiti dalle bollette dei cittadini. Bersani prende ancora i dati del Co.n.vi.ri.: “Nel decennio precedente alla legge Galli, dal 1986 al 1995, gli investimenti erano 2 miliardi di euro l’anno. In quello successivo sono crollati a 700 milioni”. Il movimento referendario ha una linea sul finanziamento degli investimenti idrici: “Per ammodernare la rete servono 40 miliardi in venti anni, 2 miliardi all’anno”. Almeno 1 miliardo potrebbe essere recuperato dalla riduzione delle spese militari, poi c’è l’ipotesi del “prestito irredimibile”, una somma versata dai cittadini allo Stato in cambio di un interesse del 6,5 per cento per un numero di anni da definire.
L’Italia è tra i paesi che consumano più acqua, che utilizzano moltissima acqua minerale in cui “esiste una tendenza culturale al consumo dell’acqua e quindi se non si fanno campagne mirate non si producono risparmi”. Da quando esistono le Spa sono aumentati tra il 17 e il 20 per cento all’anno e la tendenza resta di crescita. 
Ma allora sono meglio i “carrozzoni pubblici”, le Acea controllate da giunte come quella di Alemanno che si è distinta per la parentopoli all’Ama o all’Atac? “In realtà, risponde Bersani, indipendentemente dal capitale pubblico, chi controlla e gestisce un’azienda idrica sono i privati che compongono il Cda al di là delle loro quote azionarie. Chi ha deciso gli investimenti dell’Acea in Armenia, Albania, Perù, Santo Do-mingo, Honduras? I cittadini romani non ne sanno nulla”. E quindi il problema è anche quello di migliorare la democrazia, controllare le decisioni, passare da organismi nominati a organismi democraticamente eletti. 
Per cercare di far crescere l’attenzione il movimento referendario sta per lanciare la campagna delle “Bandiere dell’acqua appese ai balconi” (un lenzuolo azzurro con il simbolo dei 2 Sì), un modo per far crescere il passaparola. Si sono poi inventati una sottoscrizione originale: se il quorum sarà raggiunto il Comitato beneficerà del rimborso elettorale e quindi i cittadini che avranno sottoscritto si vedranno restituire i soldi.

Il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2011

venerdì 25 marzo 2011

Vota SI al referendum per l'acqua bene comune: 26 marzo manifestazione Nazionale a Roma

Condividi: | Altri





COME PRENOTARE POSTI BUS
DA OGNI PROVINCIA DELLA TOSCANA

Lista aggiornata al 21 Marzo 2011 ore 15,30

Manifestazione Naz. Roma Sab. 26 Marzo

Prenotazione Posti Bus

LISTA AGGIORNATA A LUN. 21 Marzo 2011 ore 15,30
ALL’ATTO DELLA PRENOTAZIONE SI RICHIEDE CORTESEMENTE DI INDICARE NOME, CELL E MAIL SINGOLA PERSONA PRENOTATA (info utili per comunicare tempestivamente eventuali news di servizio)


PROVINCIA AREZZO

Partenza da Arezzo
x prenotazioni cell. 329/4039919 begin_of_the_skype_highlighting              329/4039919      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA FIRENZE
Partenze da FIRENZE
Vettore 1 x prenotazione cell. 338/2082897 begin_of_the_skype_highlighting              338/2082897      end_of_the_skype_highlighting mail ldantonio@libero.it
Vettore 2 x prenotazione cell. 3290908066 mail manifestazioneacqua@gmail.com

Partenze da EMPOLI - CASTELFIORENTINO - CERTALDO
x prenotazioni Arci 0571 80516 begin_of_the_skype_highlighting              0571 80516      end_of_the_skype_highlighting / Andrea cell. 333/9192726 begin_of_the_skype_highlighting              333/9192726      end_of_the_skype_highlighting o mail si.acquabenecomune.empoli@gmail.com

PROVINCIA GROSSETO

Partenza da Grosseto
COLLETTIVE IN TRENO x info silvano.brandi@hotmail.it

PROVINCIA LIVORNO

Partenze da Donoratico - Follonica
x prenotazioni Arci 056/5221310 begin_of_the_skype_highlighting              056/5221310      end_of_the_skype_highlighting - cell. 339/8018138 begin_of_the_skype_highlighting              339/8018138      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA LUCCA

Partenze da LUCCA e CAPANNORI
x prenotazioni 0583 428440 begin_of_the_skype_highlighting              0583 428440      end_of_the_skype_highlighting - cell. 320 4249602 begin_of_the_skype_highlighting              320 4249602      end_of_the_skype_highlighting - mail pace@comune.capannori.lu.it

PROVINCIA MASSA CARRARA

Partenza da MASSA x prenotazioni cell. 339/3316247 begin_of_the_skype_highlighting              339/3316247      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA PISA

Partenza da Pisa
x prenotazione cell. 3200299064 oppure cell. 3471308312
Partenza da Pontedera
x prenotazione cell. 3281526523

PROVINCIA PISTOIA

Partenza da Pistoia
x prenotazione cell 339 6134081 begin_of_the_skype_highlighting              339 6134081      end_of_the_skype_highlighting oppure cell. 334 7604779 begin_of_the_skype_highlighting              334 7604779      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA DI PRATO

Partenze da PRATO
x prenotazione cell. 331 1284381 begin_of_the_skype_highlighting              331 1284381      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA DI SIENA

Partenze Poggibonsi, Colle val d’Elsa, Siena, Castelnuovo Berardenga, Rapolano, Val di Chiana-Betolle, Chiusi
x prenotazioni 0577 355554 begin_of_the_skype_highlighting              0577 355554      end_of_the_skype_highlighting o 347 5410615 begin_of_the_skype_highlighting              347 5410615      end_of_the_skype_highlighting o mail pisanu@interfree.it

lunedì 14 marzo 2011

15 Marzo: riunione aperta del Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua a San Casciano

Condividi: | Altri

Mar. 15 Marzo 2011, ore 21.00
SAN CASCIANO IN VAL DI PESA (FI), RIUNIONE APERTA
Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua
Medio-Valdarno (ATO3/Publiacqua SpA)

Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua Medio-Valdarno organizza una riunione aperta il prossimo martedi 15 Marzo 2011, ore 21.00
presso il "CENTRO LOTTI" in piazza Vottorio Veneto in Loc. Mercatale Val di Pesa (Comune San Casciano VP - FI)

Proposta odg:

Iniziare un percorso per realizzare anche nel Chianti Fiorentino un presidio organizzato del Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua Medio-Valdarno

Informazione su balzello bollette Publiacqua SpA (anticipo cauzionale)

Campagna Referendaria "2 SI PER L'ACQUA BENE COMUNE" e Manif. Naz a Roma di sabato 26 marzo 2011

Link diretto news: http://www.acquabenecomunetoscana.it/spip.php?article13571

No all'election day, ricorriamo alla Consulta

Condividi: | Altri

Alberto Lucarelli, Ugo Mattei

Il dibattito sullo scandaloso rifiuto dell'election day ha sortito l'effetto di far emergere per un giorno sui principali media nazionali il fatto che i referendum verranno celebrati. Tale è stato il silenzio che ha accompagnato fin qui la nostra battaglia che ancora la scorsa settimana un esperimento su una classe universitaria di circa 200 studenti in giurisprudenza ci ha rivelato che soltanto dieci fra loro sapevano che si sarebbe votato sull'acqua. Il cammino verso il quorum è davvero difficile, anche se la campagna sta cominciando a decollare. Il Comitato «2 sì per l'acqua bene comune», per esempio, ha approntato un bellissimo «kit dell'attivista», scaricabile dal web e contenente materiali e informazioni essenziali per diffondere il nostro messaggio. Presto inoltre saranno disponibili bandiere referendarie da appendere ai balconi, una forma di diffusione del messaggio estremamente importante nel silenzio assordante dei media. Da questo punto di vista, ci sembra che perfino le un po' ambigue «invasioni di campo» di Di Pietro, che comunque gode di una visibilità mediatica che come movimento non abbiamo, abbiano comunque il pregio di far sapere che i referendum ci sono, cosa forse più utile, in questa fase, rispetto al rivendicarne la paternità. Occorre continuare a governare la campagna elettorale accogliendo i contributi di tutti in un cammino che deve trasformarsi in una grande marcia capace di coinvolgere cittadini di ogni estrazione e credo politico. Il dibattito sull'election day e sui soldi sperperati al fine di far saltare il quorum ci ha mostrato che il popolo sovrano è ancora capace di indignarsi. Non possiamo accontentarci di aver sollevato politicamente la questione. Si tratta ora di dare veste giuridica ad un'istanza di ragionevolezza che coinvolge tutti e che non può non vincolare il governo. Che fare? Forse ancora una volta quel grande bene comune nazionale che è la nostra Carta fondamentale può indicarci la via. Infatti, lo spreco non può essere parte di una discrezionalità politica e amministrativa. Quei 300 milioni potrebbero essere utilizzati per riparare i greti dei fiumi, evitando future catastrofi (con danni inestimabili). Ciò dimostra come la buona amministrazione abbia un potenziale moltiplicatore del valore dei denari pubblici che, come quei 300 milioni che vengono dalla fiscalità generale, appartengono a tutti i cittadini e non al ministro pro tempore. L' art. 97 della Costituzione introduce il principio del «buon andamento e dell'imparzialità» della pubblica amministrazione. In questa luce, sprecare 300 milioni è costituzionalmente ammissibile? Sprecarli poi per per un disegno di parte, quello di rendere invalido il referendum, è ancora più grave e dimostra la totale parzialità dell'azione amministrativa. Contro l'ammissibilità il governo si era infatti già costituito davanti alla Corte Costituzionale, esercitando una propria prerogativa. E lo abbiamo sconfitto. La Corte ha risposto che i referendum sono ammissibili, dando ragione a noi. Il governo non può adesso prendersi una rivincita extra ordinem, dilapidando denaro pubblico al solo scopo di evitare che il popolo sovrano si esprima secondo Costituzione. C'è una macroscopica violazione della struttura dell'art. 75, che contiene un favore nei confronti dell'espressione diretta della sovranità popolare. Insomma, la discrezionalità politico-amministrativa non si spinge fino al diretto e arbitrario contrasto con le scelte costituzionali vigenti. Potremmo chiedere a Napolitano di intervenire, ma tirare troppe volte per la giacca la Presidenza della Repubblica non è politica saggia in una logica di responsabilità costituzionale. Ma non siamo senza rimedi. Il Comitato referendario è infatti un organo costituzionale dello Stato per tutta la durata del processo referendario. Può quindi sollevare di fronte alla Corte Costituzionale un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Stiamo studiando la questione. 300 milioni di denaro pubblico valgono bene il rischio di questa partita, che comunque renderebbe ancora più chiara a tutti l'irresponsabilità di chi ci governa. Siamo pronti a tornare di fronte alla Consulta, perché si scrive acqua ma si legge democrazia. http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/03/articolo/4280/
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani