venerdì 29 ottobre 2010

"Scorie nucleari? Urge chiarimento"

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La nazione, 29 ottobre 2010

Dopo la mappatura del ministero dello sviluppo economico
Interrogazioni al Comune e alla Provincia, mittenti Crlesi e Cordone

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Stangata sui pendolari del Chianti che utilizzano la SITA

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La proposta ingiustificata di pedaggio sull'Autopalio ha suscitato una certa reazione dei nostri amministratori e, se ci fossero sfuggiti articoli e foto sui vari giornali, tutti però abbiamo potuto vedere lo striscione appeso direttamente sulla facciata del palazzo comunale. Al contrario non si è vista una analoga mobilitazione per le conseguenze dei tagli al trasporto pubblico fornito nel Chianti da SITA che stanno già interessando tutti gli studenti e i lavoratori pendolari che utilizzano questo servizio.

Già dal mese di agosto sono state riviste le tariffe del servizio: niente più abbonamenti annuali e dal 15 ottobre niente più abbonamenti trimestrali. Cosa vuol dire? Chi tutti i giorni sale sul bus per andare a scuola o al lavoro per ridurre un po' i costi potrà al massimo acquistare un abbonamento mensile con un aumento della spesa superiore al 35%! Si passa, ad esempio, per la tratta S.Casciano-Firenze da 380 del vecchio abbonamento annuale a 528 euro di spesa all’anno.

Come si è arrivati a questo? Sita come Ataf e le altre aziende del trasporto pubblico sono state colpite dalla manovra finanziaria varata questa estate dal Governo che impone riduzioni dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni, con la conseguente incertezza sulle risorse che saranno destinate nel 2011 al Trasporto Pubblico Locale. Sulla stampa si legge che è previsto un taglio di almeno il 25% dei chilometri di percorrenza del trasporto pubblico locale sulla provincia di Firenze.

Come se non bastasse, dunque, agli attuali aumenti a partire dal prossimo anno potrà aggiungersi una riduzione nel numero delle corse e dunque nell'accessibilità ad un servizio pubblico che, al contrario, chiederebbe di essere migliorato e potenziato. Perchè? Perchè più bus vuole dire più sicurezza, minore spesa pubblica per costruire parcheggi, meno inquinamento, un traffico più fluido, tempi minori di percorrenza, vuol dire garantire la possibilità di spostarsi a chi l'auto non la può guidare, come i giovani e gli anziani sempre più numerosi.

Ad oggi poco si è letto sui giornali e, se anche ci sono stati commenti, ci pare che non si sia usata, almeno da questa Amministrazione, la forza e la visibilità usata per altri temi!

Nel mondo che vogliamo il trasporto pubblico deve venire prima di quello privato perchè più democratico, più sano, più economico per tutti.

lunedì 25 ottobre 2010

Scorie nucleari? I siti idonei anche qui

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La nazione, 25 ottobre 2010

La mappa allo studio del ministero si estende da San Casciano a Barberino

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domenica 24 ottobre 2010

Bus di linea a rischio tagli. Tutti preoccupati

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La nazione, 24 ottobre 2010

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venerdì 22 ottobre 2010

I produttori di vino Chianti: il no all’impianto di Testi

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I produttori di Chianti: «Fermate ilpiano dei rifiuti»
In una lettera il no all’impianto di Testi

Corriere Fiorentino, 22 ott 2010, Lisa Baracchi




SAN CASCIANO - I produttori di vino Chianti chiedono di rivedere (completamente) il piano provinciale dei rifiuti. Lo ritengono «obsoleto», soprattutto per la scelta di realizzare il termovalorizzatore a Testi, nel comune di Greve. «Abbiamo studi che dimostrano l’insensatezza ambientale, tecnica ed economica di questa scelta», si legge nella lettera che i presidenti del Consorzio Vino Chianti Classico e della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico, Marco Pallanti e Lapo Mazzei, hanno inviato ai presidenti di Regione e Provincia, al prefetto e al sindaco di Firenze.

La lettera è partita da Sant’Andrea in Percussina (San Casciano), sede del Consorzio, il 29 settembre. «Il Consorzio e la Fondazione non sono pregiudizialmente contro i termovalorizzatori, purché siano giustificati da rigorose analisi e da assolute garanzie per la salute dei cittadini», continua la lettera. I produttori di vino sono dalla parte del sindaco di Greve, Alberto Bencistà, che ha chiesto una moratoria al progetto dell’inceneritore. Chiedono una programmazione pubblica più oculata per non inserire l’insediamento industriale in «un distretto agroindustriale tra i più importanti d’Italia», simbolo dell’identità culturale della Toscana. Dicono di puntare alla riduzione della produzione di rifiuti e avviarne all’incenerimento una frazione minima. «Anche se si raggiunge il 65% di raccolta differenziata e anche se si continua sulla linea di riduzione della produzione di rifiuti, già avviata - spiega l’assessore provinciale all’ambiente Renzo Crescioli - c’è necessità di costruire gli impianti già in programma. Quello di Testi è inserito nel piano provinciale dei rifiuti, in quello straordinario d’ambito, mentre è in via di definizione il piano interprovinciale. I quattro impianti pianificati servono a Firenze, Prato e Pistoia e un milione e 600 mila cittadini».

Se l’inceneritore di Case Passerini tratterà circa 136 mila tonnellate di rifiuti l’anno, quello di Testi ne brucerà 70 mila. «Mentre per fare un esempio con il resto d’Italia, Brescia che ha un milione e 200 mila cittadini porta a smaltire nel suo impianto 800 mila tonnellate di rifiuti», precisa Crescioli. E sulla moratoria commenta: «C’è già una moratoria di fatto perché se a Case Passerini siamo alla gara di appalto e si pensa di avviare l’impianto nel 2014, per Testi si andrà oltre questa data, le procedure sono più indietro».

Inceneritore, stop di cinque anni

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La nazione, 22 ottobre 2010

Se ne parlerà in un documento di fusione Safi e Quadrifoglio.
Non è ancora ufficiale, ma la "moratoria" dovrebbe essere accettata.

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lunedì 18 ottobre 2010

RIDURRE LA PENSIONE AI PARLAMENTARI? NO, MAGGIORANZA BULGARA IN PARLAMENTO

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PENSIONI E ... CASTA
Il giorno 21 settembre 2010 un Deputato di "opposizione" (omettiamo l'appertenenza per ovvie ragioni), ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto "tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione".
Indovinate un po' come è andata a finire ! :

Presenti 525 (GOVERNO E OPPOSIZIONE ...)
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498.

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.
Non ne hanno dato notizia né radio, né giornali, né Tv OVVIAMENTE. Facciamola girare noi !!!

sabato 16 ottobre 2010

Università: la "Riforma" Gelmini

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MENTRE DAL MINISTERO DEL TESORO ARRIVA LO STOP AL DISEGNO DI LEGGE DI RIFORMA UNIVERSITARIA, UNA RICERCATRICE SPIEGA AL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE PERCHE' IL DDL SPINGE I MIGLIORI ALLA FUGA E L'UNIVERSITA' AL COLLASSO

La Stampa 12 ottobre 2010

Caro Ministro Gelmini,
sono una ricercatrice di Cà Foscari, insegno sociologia. Mai avrei pensato di scriverle sino ad oggi, ma la situazione è grave. Mi perdoni se per un istante le parlo apertamente.
Ho due anni meno di lei e sono rientrata in Italia nel 2008 dopo aver trascorso il resto degli anni 2000 negli Stati Uniti. Quand'ero un Ph.D. student negli States con molti docenti c'era un rapporto di amicizia. Nel mio Dipartimento c'erano molte donne, young faculty, associate o full professors. Il reclutamento di nuovi docenti era un processo in cui erano coinvolti tutti, anche i graduate students avevano potere decisionale. Tra le tante cose che valutavamo c'era l'età del candidato, perchè più l'Università è giovane e più è viva, dinamica, propositiva, proliferante di sapere. Ricordo che al mio arrivo come studente di dottorato al primo anno avevo trovato ad attendermi all'areoporto il direttore del Dipartimento. Mi aveva ospitata a casa sua per circa un mese. Amava gli studenti perchè credeva rappresentassero il futuro e voleva che fossimo tutti nelle condizioni migliori per lavorare. Ricordo che a lezione gli undergraduates non avevano timore di porre domande, che c'era complicità tra studenti e docenti, che si respirava un'orizzontalità a me sino ad allora sconosciuta.
Nel 2008 sono rientrata in Italia. Non era mio desiderio, ma la vita a volte fa strani scherzi. Ricordo con opacità un concorso con altri sei colleghi. Due di noi avevano trent'anni, gli altri ne avevano più di quaranta. Discutevano di candidati interni o esterni, del numero di concorsi tentati e destinati ad altri, di anni di ricerca e di didattica precaria, di corsi di didattica frontale retribuiti con circa 2 mila euro netti l'anno. Parlavano di famiglie e di figli, di bollette, di una passione messa a dura prova dalla precarietà e dalla svalutazione del sapere.
All'epoca sapevo poco dell'università italiana. Non sapevo che cosa significasse essere un ricercatore, sapevo che il mio stipendio entrante negli Stati Uniti era tre volte lo stipendio che prendo ora. Non mi sono stupita ovviamente quando nessuno è venuto a prendermi all'areoporto, mi sono stupita quando mi sono accorta di avere poche colleghe donne, quando ho conosciuto colleghi che avevano due volte e mezza i miei anni, quando ho realizzato che durante le riunioni ufficiali i ricercatori difficilmente parlavano. Negli anni mi hanno colpita anche altre cose, ad esempio il fatto che l'autonomia di pensiero venisse a volte considerata non tanto come una conquista sublime ma come un segno di arroganza precoce; che in Università come in strada esistessero parole come protettore e tradimento, e che la giovane età non fosse un pregio bensì un difetto: i giovani del resto non hanno un nome, non hanno capitale, non hanno reti di conoscenza già intessute, non hanno potere politico. I giovani non esistono se non in potenza, perciò devono avere pazienza, e prima o poi se hanno fortuna qualcuno li aiuterà.
Capirà con quanta meraviglia abbiamo vissuto questi mesi, quant'è stato travolgente vedere migliaia di ricercatori mobilitarsi a partire dal senso di stima di sé, dalla responsabilità per il futuro, dall'entusiasmo, dall'amore per il sapere. Capirà con quanta energia abbiamo cominciato a parlare negli atenei della sua riforma e quant'è stato rigenerante scoprire che potevamo cambiare le cose in meglio. Ci siamo accorti che l'Università pubblica può essere riformata anche senza mutilazioni, che basterebbe invertire un pò la piramide ordinari-ricercatori per ridurre di molto i costi, per aumentare la democrazia interna, per dare un significato onesto al concetto di meritocrazia. Ci siamo resi conto anche che la sua riforma non va in questa direzione, accentra il potere verso l'alto piuttosto che distribuirlo verso il basso, esclude ancora una volta i più giovani e i precari ed attribuisce il potere decisionale maggioritario ad un Consiglio di Amministrazione esterno ed al Rettore, a scapito addirittura di organi interni sino ad oggi importanti quali il Senato Accademico. Ci siamo resi conto che la sua riforma vorrebbe tagliare i corsi di laurea “inutili”, ma che la definizione di inutilità è sempre un po' ambigua, del resto anche le dittature sudamericane la utilizzavano per mettere al bando i corsi di filosofia e di sociologia. Infine ci siamo dovuti arrendere al fatto che lei non pensa ai giovani, anzi propone il blocco delle assunzioni di nuovi ricercatori a tempo indeterminato, cosa che non solo spingerebbe i migliori di noi all'esodo, ma che data l'età media del corpo docente italiano spingerebbe nel medio periodo l'Unversità pubblica al collasso. Non entro nel merito degli effetti congiunti del suo DdL e dei tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario all'Università, perchè se lo facessi dovrei concluderne che il governo ha in mente un progetto antropologico regressivo per il popolo italiano. Voglio piuttosto dire che tutti noi siamo preoccupati: ricercatori, precari, studenti, professori associati, professori ordinari e presidi.
Siamo preoccupati perchè ci sembra che stiate per votare con semplicismo ed irresponsabilità un DdL di estrema importanza. Siamo preoccupati perchè ci sembra che vi interessi di più il bene di pochi che il bene di tutti, e che Confindustria abbia più diritto ad entrare nella Governance dell'Università di quanto quei giovani “capaci, meritevoli ed anche privi di mezzi” di cui parla la Costituzione abbiano diritto di studiarvi. Siamo preoccupati perchè ci sembra che un disegno di legge di questa portata non andrebbe votato in notturna con la fretta che caratterizza le fughe dei ladri ma alla luce del sole, in aperta collaborazione con tutti coloro che desiderano anteporre ai propri interessi l'amore per il futuro. Siamo preoccupati perchè crediamo che in questo quadro fosco fatto di crisi economica, di precarietà e di crisi di governo non abbia senso dare prove di forza o perseguire un voto politico, come ci sembra stia accadendo. Crediamo che il diritto all'istruzione in Italia sia in pericolo, e che sia nostro dovere proteggerlo oggi domani e sempre, sino a quando riusciremo a creare un'università aperta, orizzontale e di tutti.

Francesca Coin
Università Cà Foscari
Rete 29 Aprile

venerdì 15 ottobre 2010

ROMA 16 OTTOBRE, PER I DIRITTI DEL LAVORO

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AFGHANISTAN, RIFLESSIONE DI MAO VALPIANA: PROFEZIA AFGANA

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"C'è voluto l'ennesimo sacrificio di carne umana, per convincere gli adoratori blasfemi del dio della morte a chiamare la guerra con il nome della guerra. E ora che senza vergogna la possono chiamare guerra, vogliono che i bombardieri siano riempiti di bombe.
Chi si dovrebbe opporre si fa invece complice, per presunta lealtà e serietà, unendosi al funerale di stato del dio assetato di sangue.
Ma tutti gli innocenti sui cui cadranno le nuove bombe, vittime di quella che era una missione di pace che ora si può chiamare guerra, sono figli di un altro dio, che non vuole sacrifici né animali né umani, che per amore dell'amore ha cercato la pace ma ha trovato la croce.
Le strade dell'Afghanistan sono minate di violenza e menzogna. La voce del profeta nel deserto afgano chiede che cessi il fuoco, che tacciano le armi, per poter udire il battito d'ali dell'angelo della nonviolenza.”

PUBLIACQUA DECIDE GLI AUMENTI DELLE CAUZIONI. IL "MOSTRO" DISUBBIDISCE AL SUO CREATORE

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Ormai è chiaro: Publiacqua sta facendo gli interessi dei soci privati.
L’obiettivo è quello di fare cassa e non quello di difendere gli interessi dei cittadini-utenti.
Relativamente ai depositi cauzionali versati dagli utenti del servizio idrico integrato, fin dal 2007 Publiacqua ha richiesto all’Autorità di Ambito (cioè ai sindaci) una revisione dei criteri di calcolo visto l’elevato livello di morosità che caratterizza la propria utenza (ma soprattutto – noi riteniamo - per annullare gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale che hanno obbligato Publiacqua a non far pagare la depurazione a chi non è collegato ad un depuratore!!!)
I nuovi criteri, approvati lo scorso aprile, determinano un incremento di 8 euro per i nuovi utenti: coloro che nel corso del 2010 hanno attivato una fornitura idrica hanno pagato 68 euro di deposito cauzionale, mentre adesso ne pagheranno 76.
Publiacqua è andata oltre: impone cioè all’interno della bolletta non domiciliata in banca (200.000 utenti su 370.000) un aumento del deposito cauzionale che per i vecchi contratti o per consumi elevati potrebbe essere anche di 50/60 euro.
L'Autorità di ambito composta dai Comuni, aveva stigmatizzato chiedendo a Publiacqua delle "misure di mitigazione" e un "congruo periodo di rodaggio" utile addirittura a restituire agli utenti l'intera cifra depositata al momento dell'accensione del contratto. L'Ato 3 auspicava inoltre che vi potesse essere un confronto con la stessa Publiacqua "per ridurre gli effetti sull’utenza", oggi in sofferenza, soprattutto nelle classi sociali più deboli, a causa della crisi economica, arrivando a chiedere la rateizzazione in 3 anni

Nulla di ciò è avvenuto. Publiacqua – che ricordiamo è detenuta per il 40% da soci privati - ha preferito far cassa. Nessun periodo di rodaggio, nessuna apertura di dialogo sulla questione. Nessuna rateizzazione.
Il Presidente di Publiacqua ha il coraggio di parlare di regalo agli utenti perché verrà restituita la cauzione già versata comprensiva dell’aumento - che probabilmente sarà già incluso nella prossima fattura - a chi deciderà di mettere la bolletta in banca: un ricatto a cui dovranno sottostare migliaia di famiglie (ma come faranno tante persone anziane che non hanno nemmeno il conto corrente??) per evitare di pagare il pesante e ingiustificato balzello.

Comitato Acqua Mugello Val di Sieve
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani