giovedì 20 ottobre 2011

Caso Laika: tre donne contro lo “sviluppismo” della classe dirigente toscana

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Il caso della ristrutturazione industriale dello stabilimento Laika di San Casciano, in provincia di Firenze, ha reso evidente come la classe dirigente toscana tutta (partiti, amministratori, industriali e sindacati, con il supporto di molta stampa) sia ormai avariata, incapace di fare i conti con la modernità, incredibilmente masochista nel non vedere le opportunità offerte dal superamento di una cultura sviluppista che tanti danni ha fatto nel secolo scorso e che ancora oggi vive e vegeta grazie a pallide caricature di Agnelli, Togliatti e Di Vittorio.

In questa pagina riportiamo le parole di tre donne: Lucia Carlesi, consigliera comunale a San Casciano e protagonista della vicenda; Anna Marson, assessore regionale all’urbanistica e al territorio; Ornella De Zordo, consigliera comunale a Firenze. Tutte e tre hanno un ruolo all’interno delle istituzioni e tutte e tre animano un dibattito culturale ineludibile, che, se svolto compiutamente, potrà offrire alla nostra regione, e non solo, una prospettiva futura in grado di rimettere al centro la persona e l’ecosistema in cui essa vive. A scapito, una volta tanto, del profitto e della rendita di pochi che, è il caso della Laika di San Casciano, trova, il sostegno – incredibile, se non fosse figlio del ricatto occupazionale – di chi raccoglie le briciole sotto al tavolo. (R.C.)


UNA VITTORIA DI PIRRO

di Lucia Carlesi
http://laboratorioperunaltrasancasciano.blogspot.com/


Quando la demagogia prevale sul confronto e sul rispetto, perde la democrazia. È quanto è successo durante la seduta del consiglio comunale di San Casciano del 29 settembre quando, tutti insieme, partiti di sinistra (ma questa definizione è ancora possibile?), di destra e lista civica, appoggiati dai dipendenti Laika giunti in gran numero, hanno “processato” il nostro gruppo Laboratorio per un’Altra San Casciano-Rifondazione Comunista che ha presentato un ordine del giorno per opporsi alla decisione presa dall’Amministrazione di rimuovere i reperti archeologici di Ponterotto. Facile intuire l’esito della discussione, viste le forze in campo. Ma siamo sicuri che non sia la vittoria di Pirro?

Ha prevalso la demagogia, appunto. Le nostre motivazioni di contrarietà al progetto sono state chiare e argomentate, dobbiamo constatare che ieri nell’aula consiliare nessuno ha saputo o voluto dare risposte concrete alle nostre obiezioni.

Noi abbiamo parlato di difesa dei beni comuni: l’ambiente, il paesaggio, il patrimonio storico di una collettività si tutelano quando non si mettono in conflitto con la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, quando si ha la capacità politica di gestire i processi economici e le dinamiche sociali di un territorio. Su questi temi non prendiamo lezioni da nessuno. Sul banco degli imputati mettiamo questa amministrazione che in dieci anni non ha saputo offrire una risposta concreta alle richieste sacrosante dei lavoratori. Nessuno può essere così ingenuo da credere che, se ancora non è stata posata la fatidica prima pietra del nuovo stabilimento, la colpa sia di “quattro ambientalisti”.

La nuova Laika sarebbe realizzata da tempo se fin da subito fosse stata scelta una localizzazione idonea. In realtà, cedendo al ricatto occupazionale, l’amministrazione ha intrapreso una faraginosa e complessa procedura urbanistica grazie alla quale l’impresa ha ottenuto la possibilità di costruire su terreni agricoli a Ponterotto: un’operazione di rendita immobiliare che, abbiamo sempre sostenuto, ci pare abbia avuto poco a che fare né con la presunta urgenza imprenditoriale, né con la salvaguardia dei posti di lavoro. Non ha insegnato niente la fallimentare esperienza Stianti a San Casciano? O lo stabilimento Laika a Sambuca ottenuto anche in quell’occasione con variante urbanistica ad hoc e mai utilizzato? Non è seguendo gli “appetiti” industriali che si tutelano i lavoratori, si può però fare demagogia e farlo credere.

Adesso, ancora una volta strumentalmente, si afferma che “sfrattare gli etruschi”, rimuovere dal sito i reperti emersi a Ponteretto, significherà contemporaneamente valorizzare i ritrovamenti e offrire ulteriori, concrete garanzie al mondo del lavoro.
Niente di più falso. In un momento di grave crisi nazionale e mondiale del settore nel quale è coinvolta pesantemente anche la multinazionale Hymer, costruire un gigantesco capannone, che sembra effettivamente sproporzionato rispetto alle previsioni produttive dell’azienda, non potrà dare nessuna certezza ai lavoratori. Si perderà invece l’autenticità di una testimonianza storica, trattando i resti della fattoria etrusca e della villa romana alla stregua di mattoncini Lego, come in questi giorni ha osservato autorevolmente il prof. Settis, commentando la vicenda. Per far questo l’amministrazione investe proprie risorse, fateci capire dov’è l’interesse pubblico dell’operazione.

Vorremmo anche una risposta ai dubbi sollevati sulla correttezza della delibera che la Giunta ha adottato, ove, tra l’altro, non viene dichiarato l’ammontare della spesa pluriennale che si dovrebbe sostenere e neanche a quali capitoli di bilancio viene imputata.

Di tutto ciò avremmo voluto discutere in consiglio comunale; purtroppo abbiamo soltanto assistito al triste spettacolo di un’amministrazione impegnata solamente a costruire un capro espiatorio (l’ambientalismo contrapposto a chi difende il “lavoro”) per scaricare le proprie responsabilità. Noi abbiamo offerto una chiave di lettura diversa della vicenda e come sempre abbiamo coerentemente rappresentato un’altra prospettiva e un’altra proposta politica che vede nella riconversione ecologica dell’economia, nella difesa dei beni comuni e nella tutela del territorio l’unica strada che abbiamo a disposizione per uscire da una crisi economica strutturale e dare risposte serie e concrete,nel tempo, al mondo del lavoro. Ed è così che esprimiamo la nostra solidarietà con i lavoratori Laika.

Ci crediamo e continueremo a sostenere con impegno queste proposte.

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SI RIDICOLIZZA PER NON ENTRARE NEL MERITO DELLA QUESTIONE

di Anna Marson
http://www.regione.toscana.it/annamarson/index.html

Nelle ultime settimane, a partire dalla tribuna dell’assemblea regionale di Confindustria, e successivamente dalle pagine di molti giornali toscani, è stato più volte utilizzato lo slogan dell’«ambientalismo in cachemire che blocca lo sviluppo». Lo slogan è curioso, e farebbe quasi sorridere, oggi che il cachemire si vende anche all’Ipercoop e nel mercato dell’usato: dunque la cittadinanza attiva sulle questioni ambientali, che è piuttosto ampia e trasversale rispetto alle classi di reddito, veste comunque in cachemire.

In realtà non si può affatto sorriderne, perché esso sembra sottendere da parte di chi lo usa, oltre all’offesa o alla ridicolizzazione pubblica quale strumento per evitare di entrare nel merito delle questioni poste, l’equazione fra ambientalisti e percettori di rendite. Fra questi ultimi vi sarebbero anche i professori universitari, il cui stipendio in realtà dagli anni Cinquanta a oggi si è ridotto in termini reali svariate volte, scivolando ai minimi della dirigenza pubblica (per tacere di quella privata). Soggetti dunque cui negare il diritto di parola rispetto a progetti che promettono (nelle dichiarazioni di chi li propone) di produrre reddito.

L’esperienza maturata in questi anni evidenzia invece come siano proprio gli attori sociali, spesso fortemente compositi, che si attivano in prima persona per difendere la qualità dei luoghi in cui vivono, a mettere in questione le diverse rendite, troppo spesso rese possibili da accordi pubblico-privato e sinistra-destra che non mettono nel conto i costi collettivi di medio e lungo periodo, ma solo i ritorni elettorali e di altro genere (come molte indagini giudiziarie evidenziano), socializzando le perdite e privatizzando i profitti. Sono gli ambientalisti a bloccare lo sviluppo, o queste rendite da vero «cachemire di lusso»?

È comprensibile che gli imprenditori privati presentino le loro proposte, anche quelle speculative, come le migliori possibili. Inquieta invece che rappresentanti di istituzioni pubbliche, e di partiti cosiddetti progressisti, le accolgano entusiasticamente, rilanciandole con il refrain crescita eguale occupazione, evocando in modo sinistro la non così lontana — nel tempo e nello spazio — rinuncia all’ambiente e alla salute in cambio di un salario. Occupazione peraltro sempre più precaria e sottopagata, che rischia di essere un alibi per non entrare nel merito delle politiche pubbliche in questione, sempre più subordinate alle ragioni dell’economia finanziaria che ci ha portato all’attuale crisi.

In questa fase di crisi di sistema, caratterizzata da scenari molto incerti per quanto riguarda il nostro futuro, il territorio rappresenta nelle sue diverse prestazioni un bene collettivo assolutamente fondamentale. Chi toglie legittimità a quanti chiedono di comprendere chiaramente il saldo tra guadagni privati e interesse collettivo nelle operazioni di trasformazione del territorio, e di rinnovare così la politica nell’accezione autentica di cura del bene comune, apre la strada a una poco oculata svendita sia del territorio che della politica.

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POCA TRASPARENZA IN UNA VICENDA CHE UNISCE DESTRA E SINISTRA

di Ornella De Zordo
http://www.perunaltracitta.org

Piena solidarietà della lista di cittadinanza ‘perUnaltracittà’ alla consigliera Lucia Carlesi di Laboratorio ‘Per un’altra San Casciano’, oggetto di violenti attacchi verbali nel corso della seduta di Consiglio comunale del 29 settembre. A provocare l’attacco, condiviso in modo bipartisan da destra e centrosinistra, è stato l’ordine del giorno da lei depositato in merito al ritrovamento dei reperti archeologici venuti alla luce a Ponterotto nel corso della costruzione del nuovo capannone della Laika Caravans.

In modo strumentale si è voluta attribuire a chi difende il territorio e il patrimonio culturale la responsabilità dei ritardi dello stabilimento Laika nella realizzazione di un progetto risalente ormai a 10 anni fa. Lucia Carlesi ha coraggiosamente affermato che la difesa di ambiente e patrimonio storico viene tutelata quando non è messa in conflitto con la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, e ha esplicitamente attribuito la responsabilità di contrapporre ancora una volta ambiente e lavoro all’amministrazione comunale di San Casciano che in 10 anni non ha saputo dare una risposta concreta a questo problema.

Bastava trovare una localizzazione idonea all’insediamento della nuova Laika senza consentire l’operazione speculativa che ha consentito l’attuale insediamento a Ponterotto, terreno agricolo e ricco di reperti archeologici (si veda su questo archeopatacca.blogspot.com). E invece l’amministrazione di san Casciano non solo ha consentito un’operazione di rendita immobiliare della multinazionale ma ha investito proprie risorse senza neanche dichiarare l’impegno economico a cui dovrà far fronte per vari anni.

Sosteniamo quindi l’azione della consigliera Carlesi che ha richiesto senza farsi intimidire un altro modo di coniugare diritto al lavoro e diritto all’ambiente, e ha indicato un’altra modalità con cui le pubbliche amministrazioni devono lavorare in modo trasparente per l’interesse generale della collettività e non per il potente di turno.

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domenica 26 settembre 2010

Coop rosse? No, Verdini

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Daniele Martini dal Fatto Quotidiano


disegno di Emanuele Fucecchi (dal Fatto Quotidiano)
Domande retoriche: fareste affari con un avversario? Entrereste in società con lui? Nella politica in Toscana la risposta non è scontata. Prendete i giornali e l’informazione, per esempio, strumenti fondamentali per la formazione del consenso. Sapete chi c’è tra i soci del Giornale della Toscana di Denis Verdini, il coordinatore nazionale Pdl, il dirigente appena un gradino sotto Silvio Berlusconi, il politico ritenuto il tessitore delle trame P3, il proprietario del Credito cooperativo fiorentino, la “banchina” sospettata di aver elargito a fiumi e per anni crediti facili agli amici degli amici? Nella Ste (Società toscana di edizioni), l’azienda editrice del Giornale, ci sono il Monte dei Paschi di Siena e la Coop Centro Italia. Cioè la terza banca italiana dopo Intesa e Unicredit, quella a più alto tasso di influenza e presenza Pd, per non dire a quasi totale influenza pidiessina, e una delle coop di consumo tra le più grandi di tutto il sistema cooperativo rosso. E sapete anche chi sta per comprare Radio Dimensione Firenze e Lady Radio, emittenti che fanno riferimento a Verdini? La Cna di Firenze, sigla storica dell’associazionismo di sinistra.
Casi? Coincidenze fortuite? Forse, anche se è difficile crederlo. Nelle dichiarazioni ufficiali, nella propaganda, sulla carta, Pd e Pdl non si possono vedere, stanno fieramente su fronti opposti, si contendono il consenso centimetro per centimetro. Il primo amministra quasi ovunque dal dopoguerra anche se con sigle di volta in volta diverse, dal Pci al Pd. Il secondo dovrebbe dare fiato e sostanza all’opposizione e proporsi come alternativa credibile di governo.Ma basta grattare un po’ la superficie per scoprire una realtà diversa, per accorgersi che non sempre è così e non dappertutto. Se si parla di affari, appalti, costruzioni, giornali e informazione, i due schieramenti mostrano inaspettati punti di contatto, affinità, intrecci e contiguità, tanto da apparire sorprendentemente più vicini che lontani.
In Toscana, tra gente che ci gode a levar la pelle con una battuta, si sente dire spesso che Pd e Pdl somigliano ai ladri di Pisa, tutti intenti a litigare a sangue di giorno per spartirsi il bottino arraffato insieme di notte.Che Monte dei Paschi, Coop e Cna siano contigui al Pd è risaputo. La Cna è la più grande associazione di artigiani del capoluogo fiorentino, con 11 mila imprese associate e si appresta a puntare 1 milione di euro circa per entrare con quote di minoranza nel capitale delle due radio toscane, due emittenti molto ascoltate e storiche (Rdf è stata fondata 34 anni fa, l’altra 6 anni dopo), entrambe partecipate da Verdini e controllate da Pierluigi Picerno, legale rappresentante della Ste e amministratore del Giornale della Toscana dello stesso Verdini a sua volta collegato al Giornale diretto da Vittorio Feltri e di proprietà di Paolo Berlusconi. Il nome di Picerno ricorre spesso nelle indagini su Verdini e la P3, indicato come il professionista che accompagnò una certa Antonella Pau, legata al faccendiere piduista Flavio Carboni, nella sede della banca di Verdini per trattare gli aspetti finanziari del lancio di un’edizione sarda del Giornale toscano. Imbarazzi nella Cna a trattare con Verdini & company? Non traspaiono. Spiega il direttore dell’associazione, Luigi Nenci: “Non trattiamo direttamente con lui, a noi interessa portare i temi del lavoro al centro dei programmi di quelle emittenti”.
La Coop Centro Italia è una grande realtà della distribuzione alimentare e anche del non food, nata dalla fusione tra Coop Umbria e Unicoop senese, con quasi mezzo milione di soci, 2.600 dipendenti, un utile netto nel 2009 di 6,3 milioni di euro e una rete di vendita diffusa tra Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo, ma concentrata soprattutto nelle province di Siena e Perugia.Per capire quanto il Pd pesi sul Monte dei Paschi, invece, basta passare in rassegna l’organico del vertice dell’istituto. Nella Deputazione generale sono Pd o scelti dal Pd 10 su 16 e in più hanno un rappresentante ciascuno Sinistra e libertà e Rifondazione comunista. Nella Deputazione amministratrice sono del Pd 5 rappresentanti su 7, più un esponente dei Riformisti, raggruppamento vicino al Pd. La Deputazione amministratrice ha diritto di nomina di 6 su 12 del vertice operativo dell’istituto, 5 di questi sono Pd, a cominciare dal presidente, Giuseppe Mussari, che è anche presidente dell’Associazione delle banche (Abi); gli altri sono Fabio Borghi, Alfredo Monaci, Ernesto Rabizzi, Graziano Costantini.
L’unico del gruppo non di area Pd è Andrea Pisaneschi, professore di Diritto costituzionale a Siena, molto legato a Verdini e presente con un altro dirigente del Monte, Leonardo Pizzichi, anche nel consiglio di amministrazione di Eutelia, la società di telecomunicazioni occupata nell’autunno di un anno fa dai dipendenti stufi di non ricevere lo stipendio da mesi e assaltata da uno dei proprietari della famiglia Landi assieme a un manipolo di violenti a colpi di bastone e spranghe di ferro. Pizzichi è presidente del collegio sindacale di Monte dei Paschi Leasing & Factoring ed era anche presidente di Eutelia ed è tuttora in carcere proprio per le vicende della società di telecomunicazioni. Pizzichi è anche esponente dei Riformisti e con il suo gruppo si appresta a sostenere Franco Ceccuzzi, deputato Pd, nella sua corsa alla carica di sindaco di Siena alle elezioni della prossima primavera.
Monte Paschi e Coop sono presenti nel capitale della editrice del Giornale di Verdini attraverso partecipazioni importanti nella Edib, società editoriale controllata dai Barbetti, gruppo umbro di cementieri. La partecipazione del Monte dei Paschi avviene attraverso Mps Investments con quote per un valore di oltre 2 milioni e mezzo di euro; la Coop partecipa, invece, con circa 705 mila euro, più del 10 per cento dei suoi utili. La Edib è diretta da Rocco Girlanda, deputato umbro del Pdl e sodale di Verdini, così come risulta da numerose intercettazioni, e a sua volta è proprietaria di una catena di quotidiani assai diffusi ed influenti tra l’Umbria, la Toscana meridionale e il senese: il Corriere dell’Umbria, il Corriere di Siena, il Corriere di Arezzo, il Corriere di Grosseto etc… Tra questi, Il Corriere di Siena sta lanciando da settimane la candidatura del Pd Ceccuzzi alla carica di sindaco della città.
da il Fatto Quotidiano del 16 settembre 2010
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani