mercoledì 1 febbraio 2012

“Il mio voto va rispettato”: campagna di obbedienza civile per l'acqua pubblica

Nonostante l’esito chiaro del referendum, governo e gestori non hanno adeguato le tariffe del servizio idrico. Dal primo gennaio la nuova campagna di “obbedienza civile” del Forum dei movimenti per l’acqua

Luca Martinelli da Altreconomia
“Il mio voto va rispettato” è lo slogan che sventola sulle nuove bandiere del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, quelle inaugurate a Roma con la manifestazione nazionale del 26 novembre scorso. Sotto c’è scritto “campagna di obbedienza civile”, e significa che dal 1° gennaio 2012 i comitati territoriali del Forum (www.acquabenecomune.org) andranno a rideterminare (al ribasso) le tariffe del servizio idrico integrato, cancellando la voce “remunerazione del capitale investito”: si tratta dell’applicazione del secondo quesito referendario, quello che faceva riferimento alla “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato”, ed è passato con 26.130.656 sì su 27.642.457 voti validi.
“Il 12 e 13 giugno scorso i cittadini hanno modificato la normativa nazionale. I referendum non esprimono pareri né indirizzi -spiega Severo Lutrario, tra i membri del gruppo “Campagna tariffe” del Forum-. Lo ha ribadito la Corte Costituzionale, che dichiarando ammissibili i quesiti referendari sui servizi pubblici locali (il primo e il secondo, ndr) ha spiegato che la normativa che sarebbe scaturita dall’approvazione era immediatamente applicabile. Oggi -continua Lutrario- chi non rispetta la legge è il governo, sono le Autorità d’ambito, sono i gestori, che non hanno adeguato le tariffe. Per questo, la campagna che i cittadini stanno attivando non è una ‘disobbedienza civile’ ma una ‘obbedienza civile’”.
La campagna è iniziata con l’anno nuovo, quando sono andate in scadenza le fatturazioni del terzo trimestre 2011, le prime che avrebbero dovuto tener conto del risultato referendario. “Ci siamo presi un paio di mesi per organizzare la campagna, che non è semplice -spiega Lutrario-. Stiamo ricostruendo la ‘situazione’ tariffaria in ogni Ambito territoriale ottimale (Ato, sono 92 in tutta Italia, ndr)”.
La remunerazione del capitale investito incide in modo diverso sulla bolletta dei cittadini italiani, e ciò dipende da dove abitano e dal metodo di determinazione della tariffa: “Da un punto di vista matematico, incide sulla tariffa tra il 12-13% e il 25%. È pari al 7% degli investimenti non ancora recuperati con l’ammortamento di capitali. La normativa faceva riferimento agli investimenti previsti, non a quelli effettivamente operati. E su questo potremmo aprire un altro contenzioso” racconta Lutrario, che è anche il coordinatore del Forum provinciale di Frosinone. Nella città laziale 50mila utenze su circa 180mila, dal 2008, hanno contestato le fatture al gestore, che è Acea Ato5 (www.aceaato5.it), controllata dalla multinazionale romana Acea. “Invece di auto-ridurci le bollette, abbiamo deciso di inviare reclami, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, per contestare le componenti della tariffa che consideravamo illegali ed illegittime. La pressione è stata talmente forte che l’assemblea dei sindaci, nel dicembre 2009, è stata costretta a revocare le tariffe. Al momento sono tornate in vigore, in via provvisoria, quelle del 2005. La campagna di ‘obbedienza civile’ verrà condotta allo stesso modo”.
Secondo il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, cioè, i cittadini aderenti non potranno in alcun modo essere considerati “morosi”: “Il primo atto che ogni utente farà è trasmettere al proprio gestore una lettera di reclamo e di diffida -riprende Lutrario-. L’utente eserciterà, cioè, il proprio diritto a contestare la fattura. Con la diffida, chiederà di eliminare la componente ‘remunerazione del capitale investito’, preannunciando che nelle more provvederà a rideterminare il corretto importo della tariffa. È un atto legale, e la presentazione del reclamo sospende qualsiasi azione da parte del gestore finché non abbia risposto in modo esauriente al reclamo. Dopo di che, può iniziare un eventuale contenzioso, con il tentativo di recupero del credito davanti al giudice di pace. Quello che non i gestori non possono fare -conclude Lutrario- è sospendere il servizio o ridurre il flusso idrico. Gli utenti non sono morosi: stanno reclamando, è un loro diritto. Eventualmente, dev’essere il giudice a stabilire chi ha ragione, e a noi sembra molto chiaro”.
Il sistema di finanziamento del servizio idrico integrato, che “deve basarsi anche sulla finanza pubblica e la fiscalità generale” ricorda Corrado Oddi, del Comitato referendario e della Funzione pubblica-Cgil. Si potrebbe, ad esempio, immaginare che gli investimenti degli enti locali per i servizi di pubblica utilità escano dal “Patto di stabilità”. Che non è un dogma, e perciò può essere modificato.
 

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