mercoledì 20 luglio 2011

10 anni dai fatti di Genova


Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Signor Presidente,
varie – ci sono le inchieste in corso, aspettiamo il giudizio di primo grado, poi di secondo grado, poi di terzo grado… – rifiutando, con vigliaccheria, una seria assunzione di responsabilità.
Continuo a pensare, come il procuratore generale, che le scuse alle vittime degli abusi, e a tutti i cittadini, non possano tardare oltre. Ora è l’ultima occasione per rimediare a un’omissione che ha menomato la credibilità delle istituzioni democratiche italiane. Questa settimana, saranno a Genova molte delle vittime italiane e straniere di quegli abusi, persone che hanno collaborato lealmente con la magistratura italiana, testimoniando davanti ai giudici e partecipando ai processi come parti civili; sono persone che meritano il ringraziamento delle nostre istituzioni.
E’ arrivato il momento che Lei, il presidente della Repubblica, dica una parola chiara e chieda scusa a nome dello stato, è una questione, ormai, di dignità delle istituzioni.
Quanto alle mancate dimissioni (e le numerose promozioni) di chi aveva ed ha tuttora ruoli di alta responsabilità, nonostante le condanne in primo e secondo grado, è legittimo chiedersi: “che polizia abbiamo?”. La mia risposta è che abbiamo una polizia, a partire dal vertice, che ha mancato di rispettare i propri obblighi morali e civili di fronte ai cittadini ed alla Costituzione. Un vertice di polizia che ha perduto ogni credibilità.
La nostra Carta fondamentale all’articolo 54 dice: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche ha
tra pochi giorni sarà il decimo anniversario dei fatti di Genova, luglio 2001.
In questi lunghissimi dieci anni ho scritto molte lettere: ai Presidenti della Repubblica, ai Presidenti del Consiglio, ai ministri, ai parlamentari, che si sono succeduti.
Sollecitando risposte, prese di posizione, di fronte agli abusi compiuti dalle forze di Polizia in quei giorni ed ampiamente documentate e provate dai processi e dalle sentenze in merito ai fatti di strada, alle violenze perpetrate alla Scuola Diaz ed a Bolzaneto.
Non ci sono mai state risposte e questa è l’ultima lettera che scriverò, la mia mano è stanca e la mia voce quasi afona.
Il procuratore generale di Genova: Luciano Di Noto, in un’intervista, ha detto parole molto chiare sul comportamento tenuto dalle istituzioni pubbliche in merito agli abusi di potere, i falsi, le calunnie, le violenze attribuiti alle forze di polizia durante il G8 di Genova. Sono parole importanti, dato il ruolo e il prestigio personale di chi le ha pronunciate.
Secondo Luciano Di Noto, di fronte ai fatti avvenuti alla scuola Diaz e nella caserma di polizia di Bolzaneto, qualcuno doveva chiedere scusa e chi aveva alte responsabilità doveva dimettersi.
Da anni chiedo le stesse cose – scuse e dimissioni – ma nessuno, ai vertici dello stato, ha mai avuto il coraggio di dare una risposta. Si è fatto finta di non sentire, di non sapere, si sono accampate le scuse più nno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
In questi dieci anni concetti come onore, responsabilità, lealtà istituzionale sono rimasti ai margini, arrecando un grave danno alle nostre istituzioni. Se qualcuno, a partire da Lei, vuole impegnarsi per rimarginare la ferita aperta nel luglio 2001, diventata una piaga purulenta nel decennio seguente, è ora che si faccia avanti.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
http://www.veritagiustizia.it/
da l'Altracittà, giornale delle periferie

 

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