mercoledì 13 luglio 2011

La vittoria dei referendum e i nostri beni comuni


Che cosa lega un’oliveta alla Romola e l’inceneritore del Chianti ai referendum? Il 12 e 13 giugno in Italia e a San Casciano la partecipazione popolare e il voto per il SI hanno fatto vincere la difesa dei beni comuni e dei diritti collettivi: oltre il 69% degli elettori sancascianesi hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua, hanno chiesto il diritto alla salute e alla sicurezza (contro la scelta nucleare) e hanno proclamato la uguaglianza dinanzi alla legge come valore non negoziabile.
Il dato è tanto più significativo se pensiamo al fatto che la raccolta delle firme e la campagna referendaria hanno visto la quasi totale assenza dei grandi partiti, con il PDL che per non risultare sconfitto ha lasciato “libertà di coscienza” e con il PD che si è ricordato strumentalmente del voto solo poche settimane prima e si è pronunciato per il Si scansando una seria discussione interna con il settore filonucleare e con i propri amministratori pubblici delle partecipate (che a livello locale hanno fatto pubblicamente campagna per il NO a partire proprio dal presidente di Publiacqua).
Noi pensiamo che questo voto rappresenti una sconfitta per quella cultura liberista e della deregulation che ha trovato in Italia incarnazione a livello nazionale nel cosiddetto “berlusconismo”, ma che a livello sia locale sia nazionale ha però contagiato anche il centro-sinistra: la svendita dei BENI COMUNI, la privatizzazione del servizio idrico, la distruzione del paesaggio per fare cassa con la cementificazione, sono purtroppo pratiche comuni e diffuse dell’attuale maggioranza che anche a San Casciano abbiamo tentato di contrastare.
Il voto dei cittadini, e di larga parte dell’elettorato di centro sinistra, dovrebbe portare ad una riflessione profonda e ad una rimessa in discussione di tali pratiche se davvero i partiti vogliono recuperare un rapporto con un elettorato sempre più deluso e scollato dalle scelte delle segreterie e degli apparati.
Ricordiamo la scelta scellerata, sottoscritta anche dall'Amministrazione di San Casciano, di far entrare in PUBLIACQUA la multinazionale SUEZ (attraverso ACEA di Roma), che ha di fatto privatizzato il nostro gestore dell’acqua pubblica. Noi proveremo oggi a rimettere in discussione questa scelta, forti del voto referendario, e chiederemo anche che non sia più caricato in bolletta quell’utile garantito del 7% sconfitto dal referendum. Purtroppo quel che vediamo è l'opposto delle aspirazioni collettive: si persevera in una logica di PRIVATIZZAZIONE dei beni comuni e non si considera prioritario il diritto alla salute e all'ambiente. Sconcerta che a pochi giorni dal voto, il sindaco Pescini abbia ribadito in una intervista la sua scelta ultra ideologica a favore dell’inceneritore del Chianti contro l’evidenza dei dati scientifici (sulla insalubrità di tali fabbriche di tumori) ed abbia  schierato la sua maggioranza contro i cittadini della Romola che, con una osservazione ben argomentata, hanno tentato di impedire la svendita di un terreno donato da privati alla amministrazione comunale con il vincolo di farne un giardino pubblico. Quella oliveta tra via della Liberazione e via Treggiaia verrà sbancata, gli olivi scompariranno insieme probabilmente al bel muro a retta in pietra per fare dei parcheggi e su quei terreni si realizzeranno tre villette con giardinetto privato (“inserite nel paesaggio” che hanno distrutto). Si fa cassa svendendo beni di tutti, distruggendo il paesaggio, sottraendo alla comunità locale spazi pubblici e bellezza.
L’opposto di quel che hanno chiesto trasversalmente agli schieramenti politici milioni di elettori, e che potrebbe stare a fondamento di una alternativa vittoriosa al liberalismo catastrofico che ci ha regalato l’attuale crisi mondiale.
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani