sabato 9 luglio 2011

Quel che ho visto in Val Susa

5 luglio 2011

di ANGELA MARY PAZZI *

Ero alla manifestazione No Tav in Val di Susa, sono partita dalle Marche come cittadina che riconosce il valore della parola degli abitanti sul destino dei loro luoghi. Sono consapevole di  essere “di parte”, di avere avuto un punto limitato di osservazione – vista l’estensione della protesta – e di aver vissuto con pathos l’evento e non con la freddezza  e il distacco del  giornalista. Non amo raccontare, ma in treno, di ritorno, da Torino leggo le pagine della Repubblica e dell’Unità e mi indigno.

Si può anche discutere sull’opportunità di fare una manifestazione nazionale in un territorio con quelle caratteristiche dopo gli ultimi eventi  nella Valle, la militarizzazione della zona, l’esasperazione della popolazione. Si deve sicuramente discutere di questo, ma io ho ancora vive le immagini della partenza di un corteo pacifico e della unificazione tra le montagne dei vari rami prima di arrivare alla Centrale elettrica di Chiomonte.

Ho sostato insieme ad altri amici al bivio dove con un megafono un ragazzo informava su quale fosse il percorso ufficiale autorizzato. Ricordo di aver aspettato per avere maggiori informazioni sull’altro percorso, quello che passava da Ramats, e di aver avuto consigli per evitare poi di scendere attraverso sentieri non così accessibili. Ricordo che tanti di noi hanno fatto tranquillamente un pezzo del percorso non autorizzato  per poi tornare indietro alla Centrale.

Un clima tranquillo, un assedio simbolico, qualche tentativo di mettere la bandiera No Tav nella zona recintata.  Nella fase iniziale, alla Centrale, di violento solo le urla e l’ironia contro gli elicotteri e la presenza massiccia della polizia.

Vista la cronaca, e la violenza di alcuni episodi, si può anche discutere ora di questo ma non si possono forzare e piegare troppo gli eventi.  Io c’ero, e mi indigno di fronte ai resoconti che ho letto. Io non ho visto i 2000 “antagonisti”, non ho sentito lingue strane, confesso però che ho visto ragazzi esasperati, alcuni con maschere di protezion,e discutere animatamente con Perino presso la Centrale perché volevano reagire ai primi lacrimogeni.  Ho sentito Perino urlare e argomentare che tutto doveva essere simbolico, che lì la polizia non avrebbe poi fatto nulla.

Si può anche discutere ora della necessità di avere forme di tutela interne al movimento per arginare “i violenti” quando si organizzano manifestazioni nazionali. Ricordo ragazzi, lungo il percorso, invitati dai manifestanti a lasciare bastoni con i quali battevano soltanto per provocare rumore. Non li consideravo così minacciosi, e confesso che ho anche pensato che forse quei cittadini allarmati stessero esagerando.  E’ vero ho visto anche qualche gruppo di ragazzi  che si aggiravano tra i manifestanti, si informavano,  erano diversi per l’aspetto “minaccioso”,  le maschere e l’abbigliamento, ma non ho sentito lingue strane né percepito movimenti organizzati.

Dopo i fatti, ora mi chiedo se un movimento popolare come quello No Tav abbia la possibilità di arginare i violenti, come possa farlo in maniera efficace senza dover ricorrere alla vecchia idea dei servizi d’ordine militarizzati che scortavano i cortei nel passato.  Si può continuare a discutere.  Il movimento No Tav lo dovrà fare, ma ora – da cittadina – penso che quello di arginare i violenti fosse compito delle forze dell’ordine, assenti nel tragitto ma impegnate in forza a difendere il cantiere e a presidiare  l’autostrada.

Si può discutere ora dell’opportunità che Grillo intervenisse in una manifestazione che non era in cerca di leader, si può criticare il  linguaggio “di rivolta”, l’appello  alla “guerra civile”, agli “eroi”, alla “straordinaria rivoluzione”, alle “prove tecniche di dittatura”,  ma non si può dire, come ha fatto la stampa, che il suo discorso incitava gli animi e non distingueva la critica radicale dalla violenza. Ero lì alla Centrale mentre Grillo parlava in mezzo a famigli, bambini ed anziani, nel corso di un assedio  simbolico. Non ho digerito l’associare le parole di Grillo alle foto degli scontri modificandone il contesto e stravolgendo i tempi. Trovo anche questo di una violenza inaudita: quelle parole  reclamano all’informazione il loro contesto.

Si può continuare a discutere di tutte queste cose e lo si deve fare, ma io sono rientrata  con le immagini ancora vive di una enorme folla di cittadini pacifici che hanno sfilato per ore ed ore, con il ricordo della cura con cui le animatrici No Tav lungo il percorso informavano, accompagnavano, consigliavano i partecipanti inesperti sul tragitto ancora da fare, con il ricordo dei momenti critici risolti “discutendo”, con in testa ancora i discorsi ascoltati a Chiomonte  sui rischi di arretramento del movimento, e con le poche brutte immagini  e la sensazione di un finale più “estorto” che voluto.

Sono stata alla manifestazione; non volevo raccontare nulla, ma sono indignata dei resoconti letti e delle dichiarazioni dei politici. Non voglio pensare a complotti, a posizioni pregiudiziali ed ideologiche, voglio per ora pensare che quei resoconti siano solo il frutto della non comprensione, della semplificazione e della poca professionalità.

* Luoghi Comuni: movimento Piceno di democrazia dal basso, San Benedetto del Tronto (Ap)
http://www.democraziakmzero.org/2011/07/05/quel-che-ho-visto-in-val-susa/
 

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