lunedì 28 marzo 2011

Bilancio di previsione 2011 e triennale 2011-2013 Comune San Casciano Val di Pesa: le motivazioni del nostro voto contrario


Le Amministrazioni locali sono in grande difficoltà finanziaria per i tagli alle risorse decisi dal governo nazionale. Proprio per questo sarebbe stato necessario un ripensamento sulle scelte politiche complessive e sugli strumenti di attuazione che si scelgono. Questo stanno facendo numerosi comuni virtuosi che hanno messo al centro della loro azione amministrativa  la difesa del territorio e dei beni comuni, quali patrimonio della collettività, garantendo la partecipazione attiva e non consuntiva dei cittadini alle  scelte, anche difficili, da operare nella gestione delle risorse.
Non vediamo questa impostazione di fondo nel bilancio di previsione del Comune di San Casciano.
Nelle entrate la voce “permessi di costruzione” è molto alta (anche se in flessione per la generale crisi dell'edilizia) e incide per il 65% sulla spesa corrente. Il dato è preoccupante ed è evidente,         tanto più in questo momento di grave crisi, quanto pesi negativamente questa consolidata scelta politica delle Amministrazioni locali di reperire risorse contando sulla cementificazione del territorio: si è instaurato da tempo un meccanismo perverso per cui si considera “normale” finanziare i servizi tramite l'uso e l'abuso del consumo di suolo.
L'altro dato assolutamente negativo è la scelta di alienare parte del patrimonio pubblico per garantire, si dice, il pareggio di bilancio. Abbiamo allora l'alienazione di un terreno a La Romola e della ex scuola di Chiesanuova. Nel 2012-2013 sono previste l'alienazione di un altro terreno a Cerbaia e di parte  del cantiere comunale. Sono scelte sbagliate e miopi: l'anno prossimo, che pare di capire non sarà certo migliore, cosa si inventeranno? Sulle potenzialità edificatorie e l'alienazione del patrimonio si gioca una partita decisiva per la gestione del territorio. Continuiamo a sostenere che occorre svincolare il futuro del territorio dalle esigenze di bilancio, pensare cos'è giusto tutelare, puntare a fermare il consumo di suolo che non può essere più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali. Invece si vendono terreni e immobili, cambiando la destinazione d'uso (da agricolo a edificabile, da destinazione pubblica a residenziale) così avremo ancora tanti bei appartamenti e varianti urbanistiche: così si tutela davvero la collettività?
Fermare il consumo di suolo non vuol dire fermare l'economia. Se il soggetto pubblico indirizza l'urbanistica verso il recupero, il mercato si adegua. Ma ancora il Comune di San Casciano non ha approvato il Regolamento Urbanistico: si va avanti con varianti al Piano Regolatore. Ma, ad esempio, sappiamo quanti sono gli immobili inutilizzati nel nostro comune? Ovviamente no, non è stata fatta alcuna ricognizione; in ogni caso si prevede con il prossimo RU una “limitata espansione edilizia” che ancora non si riesce a tradurre in dato concreto, a cui dovremo aggiungere tutto ciò che rimane da edificare secondo il PRG: presumibilmente non sarà poco, intanto comunque continuiamo con le varianti...
L'altro grande capitolo di dissenso profondo non lo troviamo nel bilancio di previsione, per il semplice motivo che la gestione di servizi essenziali per i cittadini come acqua e rifiuti non sono più gestiti dall'Amministrazione. Si parla di servizi locali che vengono gestiti da tempo attraverso società per azioni, pubbliche o miste. Negli anni le SPA hanno sottratto beni comuni, soldi e democrazia ai cittadini e ai territori. Su questo tema occorre aprire un capitolo nuovo: questi sono beni comuni che devono tornare nella piena disponibilità, gestione e controllo delle comunità locali. Per una questione di democrazia e di trasparenza. Le Spa non possono rappresentare il futuro per i servizi di pubblica utilità. Sono imprese di diritto privato e come tali perseguono l'obiettivo, legittimo, del profitto, che viene assicurato tramite le tariffe, cioè le tasche dei cittadini.
20 e più anni di aziendalizzazione, privatizzazione e false liberalizzazioni hanno dimostrato che le promesse di efficienza e risparmio non sono state mantenute: peggiore qualità dei servizi, aumento della precarizzazione del lavoro e aumento consistente delle tariffe. I consigli comunali svolgono un ruolo di “ratificatori” di bilanci societari, cambi azionari, dismissioni, perdono il ruolo di indirizzo politico e di tutela dell'equità sociale. Non si rappresentano così gli interessi collettivi.
Possiamo parlare di Publiacqua, privatizzata al 40% (Acea e Suez). Gli effetti della privatizzazione sono  evidenti: anche se formalmente la maggioranza azionaria rimane in mano al “pubblico”, non sfugge a nessuno che la gestione vera, e dunque il controllo societario e le scelte industriali, sono espressione diretta degli interessi del socio industriale, non delle amministrazioni pubbliche.
Con Publiacqua privatizzata abbiamo raggiunto il primato di avere l'acqua più cara d'Italia, negli anni 2008-2010 abbiamo avuto aumenti del 40%. Nel 2011 abbiamo aumenti della quota fissa di oltre il 6% e aumenti ben più  consistenti nella parte variabile, e sono certi aumenti nei prossimi anni. Che dire poi della storia incredibile dell'aumento della cauzione (vera e propria gabella) imposta da Publiacqua... Chi difende i diritti dei cittadini? Forse i sindaci in quanto controllori tramite gli organismi degli Ato? Forse i rappresentanti dei soci pubblici nel soggetto gestore? Le domande sono retoriche... Così come è intollerabile che Publiacqua spa, all'insaputa dell'Ato3, quindi dei sindaci e dei consigli comunali, stia procedendo a cessioni di rami d'azienda, costituzione di aziende di scopo, in probabile, se non certa violazione degli atti di concessione, legislazione di settore, diritti dei lavoratori: emblematico il caso di “Ingegnerie Toscane”.
Possiamo anche parlare di Safi Quadrifoglio Spa e quindi di gestione dei rifiuti. Abbiamo una fusione societaria che è solo il primo passo verso concentrazioni maggiori, in previsione della privatizzazione della società almeno al 40%. Abbiamo criticato questa fusione, penalizzante per i comuni del Chianti, finalizzata essenzialmente alla costruzione e gestione degli  inceneritori previsti, per il Chianti ovviamente l' inceneritore di Testi. Intanto insieme al bilancio di previsione comunale è stato approvato il piano finanziario di Safi Spa per il 2011 che  comporterà un aumento medio della tariffa del 7%: un piano finanziario che non indica una pianificazione di area della raccolta differenziata “porta a porta” che quindi rimane un servizio
sperimentale, senza investimenti e strumenti specifici di attuazione; che non utilizza l'impianto di compostaggio di Ponterotto che continua a rimanere chiuso e inutilizzato. Non pare proprio che le politiche che noi abbiamo sempre indicato come prioritarie -riduzione dei rifiuti, riuso e riciclo dei materiali- siano all'ordine del giorno del gestore! Si continuano ad utilizzare le discariche e l'unico obiettivo vero delle spa che gestiscono i rifiuti è la realizzazione degli inceneritori, impianti dannosi e diseconomici. Non vediamo l'interesse pubblico in queste scelte!
Il gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista è in Consiglio Comunale per rappresentare obiettivi e scelte diverse.
Il concetto di “benessere” andrebbe ridefinito da ciascuno di noi e le istituzioni dovranno sempre più misurarsi con questo tema cruciale. Francesco Gesualdi nel suo saggio “L'altra via, dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazietà” ben ci spiega la necessità di riformulare il nostro sistema economico, per un'economia che tuteli i diritti e i beni comuni, quindi il ruolo prioritario che le Amministrazioni locali potrebbero avere in questo processo di cambiamento.
Il PIL cresce molto se facciamo una colata di cemento in un campo agricolo o se privatizziamo un servizio in più. Invece il PIL si muove appena se quello stesso campo è coltivato a ortaggi da pensionati per un gruppo di acquisto solidale o se viene garantita la fornitura dell'acqua anche a chi è moroso per necessità, venendo meno alla logica del profitto della Spa di turno. Qui sta la differenza fondamentale. 
Noi cerchiamo di rappresentare gli interessi della collettività, avendo come obiettivo la salvaguardia del territorio, bene comune per eccellenza, dei diritti inalienabili e della equità sociale che possono e potranno essere garantiti solo se saremo capaci di operare un profondo cambiamento nella gestione della cosa pubblica e se in generale si riuscirà a prospettare un progetto di società che sappia garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali nel rispetto della capacità di tenuta del pianeta, dei suoi equilibri naturali, dei suoi tempi di rinnovamento, rivedendo in profondità non solo come produrre, ma anche cosa e quanto produrre. Stiamo cercando di dare un piccolo contributo  proprio in questo senso, quindi esprimiamo un voto contrario al bilancio di previsione e alle scelte complessive che l'Amministrazione sta portando avanti sui servizi di pubblica utilità.

 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani