lunedì 28 marzo 2011

Libia: da Emergency a Libera, no a guerra, sì a diritti umani


LIBIA: PACIFISTI, NO GUERRA SI' DIRITTI UMANI
DA EMERGENCY A LIBERA, CORRIDOIO UMANITARIO E COMANDO ONU
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - No all'intervento militare in Libia, ridare la parola alla politica: è un grido unanime quello che proviene dalle associazioni dei pacifisti e dalle organizzazioni umanitarie italiane, che chiedono l'apertura immediata di un corridoio per portare assistenza alla popolazione libica. "Nessuna guerra può essere umanitaria" sostiene Emergency. L'organizzazione di Gino Strada è in prima fila nel chiedere che si riprenda il dialogo, anche attraverso l'invio di ispettori delle Nazioni Unite e di osservatori della comunità internazionale e l'apertura immediata di un corridoio umanitario per portare assistenza alla popolazione libica. L'Italia non doveva e non deve bombardare, fa eco Flavio Lotti, della Tavola della pace, che chiede di "cambiare subito rotta". L'iniziativa militare contro Gheddafi, secondo Lotti, è stata "assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto. Si poteva iniziare in modo peggiore?". Ora l'Italia "ha una sola grande missione da compiere: fermare l'escalation della violenza, togliere rapidamente la parola alle armi e ridarla alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli per trovare una soluzione pacifica e sostenibile. L'Italia deve diventare il crocevia dell'impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo". Uno stop all'escalation che chiede anche Libera, associazione contro le mafie fondata da don Ciotti: "c'è un Nord Africa che coraggiosamente sta cercando di rialzare la testa, prova a riscattarsi da decenni di oppressione, disuguaglianze e bugie e come contraltare assistiamo alla debolezza delle politica, che in Italia e in Europa si preoccupa soprattutto di presidiare le frontiere alzando lo spettro delle 'invasioni barbariche'". Una condanna senza mezzi termini dell'intervento militare giunge anche da Pax Christi, che chiede di "operare in ogni ambito possibile di confronto e di dialogo perché si faccia ogni sforzo così che l'attuale attacco armato non diventi anche una guerra di religione". Mentre per il presidente delle Acli, Andrea Olivero, "il comando delle operazioni in Libia deve passare il prima possibile all'Onu: solo le Nazioni Unite possono garantire la trasparenza e la legittimità internazionale di un intervento che sia davvero e solamente a scopi umanitari". (ANSA).

 

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