lunedì 12 luglio 2010

I comitati spiegano le motivazioni dell'esposto sullo smaltimento delle ceneri del gassificatore

IL COMUNICATO STAMPA

Il coordinamento delle associazioni ambientaliste del Chianti fiorentino ed il Comitato Chianti senza inceneritore hanno presentato un esposto presso la Procura di Firenze e ai NOE di Firenze concernente la vicenda delle ceneri del gassificatore di Testi, smaltite insieme ai silos che le contenevano dalla società  SACCI.
I FATTI
Nel luglio 2009 la Provincia di Firenze ha dato autorizzazione alla costruzione di un impianto a turbogas di 50 MW proposto dalla società Volta srl all’interno dell’area del cementificio SACCI.
Tale impianto, peraltro osservato dalle associazioni ambientaliste e oggetto di un ricorso al TAR, si viene a collocare all’interno dell’area del cementificio di proprietà di SACCI spa, area contigua all’impianto di gassificazione (ora non funzionante) di proprietà pubblica (della società SAFI)
Dalla Relazione per lo STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE prodotto da Volta srl nel giugno 2006 siamo venuti a sapere che alcuni degli edifici in disuso appartenenti al vecchio cementificio sarebbero stati demoliti per fare spazio alla Centrale e che tra questi erano compresi dei silos pieni di ceneri provenienti dal gassificatore ora in disuso. La capacità di questi silos era di almeno 8000 mc per cui si parla di una quantità significativa di CENERI DA COMBUSTIONE DI CDR SICURAMENTE INQUINANTI, forse tossico-nocive
Dalla relazione si evinceva anche che il cls rimasto a contatto con sostanze fortemente contaminanti (1600 mc circa su 10.000 totali) sarebbe stato frantumato in sito e spianato a fare fondazioni, con possibile rischio di contaminazioni da infiltrazione di acque sotterranee.
Tale punto sulla presenza di ceneri da gassificatore e sulle metodiche per il loro smaltimento SCOMPARE in tutti i successivi documenti per le procedure di VIA, variante urbanistica, etc. prodotti dall’azienda nel corso dell’iter autorizzativi della centrale a turbogas, e non risulta osservato né da Provincia né da Regione né da ARPAT per le rispettive competenze.
Le demolizioni, sono state il primo atto della edificazione del nuovo impianto, e quindi sarebbe stato importante controllare che non venissero frettolosamente compiuti atti o passaggi con implicazioni potenzialmente dannose per la salute pubblica.
Preoccupati per tale situazione, abbiamo proposto alle diverse forze politiche di Greve in Chianti e di San Casciano di fare chiarezza sulle procedure di BONIFICA E SMALTIMENTO DELLE CENERI nei consigli comunali, in virtù della prioritaria funzione di tutela della salute pubblica svolta dal sindaco. Abbiamo perciò proposto una INTERROGAZIONE, che fatta propria da alcune forze politiche è approdata ai due consigli comunali
Le risposte che abbiamo ottenuto ci sono parse elusive o addirittura contraddittorie con atti o documenti concernenti la pratica e da noi visionati.
Il Comune di Greve ci ha cortesemente fornito il materiale cartaceo a sua disposizione concernente il Piano di Investigazione redatto dagli arch. Orlandi e Bronzi e da tali documenti emerge:
1.che il piano di caratterizzazione dell’area sembra tralasciare alcuni inquinanti SICURAMENTE presenti nelle matrici acqua e terra (quali mercurio o PCDD) in quanto emessi negli anni dal camino del cementificio, emissioni in parte sicuramente collegate alla combustione di CDR nel cementificio.
2.in un succinto documento della SACCI si dichiara alla ditta Moscatelli (incaricata dell’abbattimento dei volumi) che i silos sono stati BONIFICATI dalle ditte DEMONT e TESECO, con conferimento del materiale polverulento (Ceneri dei rifiuti del gassificatore) e dell’ETERNIT in discariche autorizzate. Ciò non viene supportato da alcuna informazione riguardante le analisi di tali CENERI o le discariche utilizzate, o la tipologia di bonifica attuata sui silos
3.Nella Relazione Tecnica prodotta per la ditta Moscatelli da GEOSTUDIO si accenna a una metodica di frantumazione degli edifici che prevede la demolizione di quelli più bassi e la realizzazione con tali materiali delle rampe per arrivare ai silos con il risultato che il materiale derivante dalla demolizione dei silos (rimasti a contatto per anni con ceneri da rifiuti) sarebbe ovviamente stato miscelato con il resto dei materiali, senza separazione delle due matrici. Di più, i macchinari irrorano il materiale per impedire la dispersione polveri, e in questo avrebbero facilitato evidentemente la commistione e eventualmente la trasmigrazione degli inquinanti.
Insoddisfatti dalle risposte delle amministrazioni comunali abbiamo chiesto come COORDINAMENTO AMBIENTALISTA un incontro alla Provincia, Direzione Ambiente e gestione rifiuti, ufficio PO VIA AIA e ARIA. Tale incontro, tenutosi nel novembre 2009 ha visto la partecipazione sollecita di molti tecnici degli uffici provinciali. Da tale incontro sono emersi i seguenti dati:
1.Durante il piano di dismissione si deve attuare un piano di investigazione sulla base di un piano predisposto dai tecnici di SACCI (che hanno campionato il suolo) ma che alla data dell’incontro non risultava ancora APPROVATO tale piano di investigazione mentre le demolizioni erano già state eseguite)
2.Forse si sarebbe anche potuto separare il materiale dei silos dal resto, ma NESSUNO (tra le amministrazioni coinvolte) HA CHIESTO AGLI UFFICI PROVINCIALI DI PRESCRIVERLO
3.Nonostante che nella Relazione di Geostudio si parli di un recupero di circa 10.000 mc di materiale, risultava alla Provincia una autorizzazione alla ditta Moscatelli per soli 4500 tonnellate di materiale (2000 mc circa)
4.in un controllo della POLIZIA PROVINCIALE i materiali depositati nell’area di cantiere non collimavano con le quantità che dovevano esservi
L’incontro con la provincia ci ha lasciato comunque tutti i dubbi dai quali era partita la nostra azione, in quanto noi non sappiamo ancora alla data di oggi quante erano le ceneri del gassificatore, cosa contenevano, dove sono state smaltite, come è stata attuata la bonifica dei silos, quanti erano e dove sono finiti gli inerti derivanti, che cosa c’era in tali inerti, chi ha mai verificato (se qualche istituzione pubblica lo ha fatto) le autoanalisi eseguite da SACCI, soggetto che ha gestito le ceneri contenute nei silos.
Queste sono le ragioni di merito che ci hanno spinto a presentare l’esposto.
A queste si sommano anche altre considerazioni che noi traiamo dai fatti esposti, e che hanno concorso a spingerci a tale passo:
1.La combustione dei rifiuti (in questo caso il Gassificatore) produce comunque altri rifiuti, spesso più pericolosi, e diffonde gli inquinanti nell’atmosfera, e quindi non RISOLVE IL PROBLEMA
2.Queste vicende dimostrano quanto sarebbe pericoloso e poco controllabile un POLO DEI RIFIUTI PRIVATO-PUBBLICO quale quello che si delinea a Testi
3.I privati coinvolti nell’impresa (SACCI e la multinazionale TRAFIGURA sua socia in VOLTA srl) hanno un passato che non testimonia sulla loro piena affidabilità ambientale
4.La prima vittima di questi progetti di combustione dei rifiuti è spesso la trasparenza e la pubblicità degli atti
5.i controlli pubblici e sanitari evidentemente non sono stringenti come dovrebbero
Coordinamento Ambientalista del Chianti Fiorentino
(Rete toscana dei comitati per la difesa del territorio, Italia Nostra, Legambiente circolo “Il Passignano” Tavarnelle/San Casciano V.P., Legambiente circolo “Il Gallo Verde” Greve in Chianti, Medicina Democratica, WWF sezione toscana, Forum Ambientalista Toscano) Comitato Chianti senza inceneritore

luglio 2010
 

San Casciano Val di Pesa • Gruppo consiliare Laboratorio per un’Altra San Casciano - Rifondazione Comunisti Italiani